Quando i rossanesi furono irriverenti il Venerdì Santo, racconto di Martino A. Rizzo

Corigliano-Rossano – Le processioni del Venerdì Santo, quelle delle Congregazioni la mattina e quella dei Misteri la sera, sono oggi delle manifestazioni di un popolo devoto che le segue con partecipazione e dedizione. Ma non è stato sempre così. Ci fu un tempo in cui alcuni facinorosi turbarono questi storici appuntamenti religiosi.

Ecco cosa racconta la Nuova Rossano del 10 aprile 1910 a proposito della processione che si tenne il Venerdì Santo 25 marzo dello stesso anno.
«Processione del Venerdì Santo − Questo nauseante baccano ha sorpassato per indecenza e demenza quelli degli anni antecedenti; …». Questo riferimento in apertura di articolo agli “anni antecedenti” fa subito capire che il mal costume non era un fatto sporadico. Continua il servizio: «basti dire che una buona parte delle storiche statue furono fatte a pezzi e gettate lungo la via, mentre parecchie risse coronarono la bacchica cerimonia. Ci dispiace immensamente che a questo chiasso indecoroso contribuirono giovani che avrebbero dovuto dare esempio di correttezza. Vogliamo pertanto augurarci che siano esauditi i voti della parte sana della cittadinanza coll’abolirsi, negli anni venturi, questo baccanale che non giova né alla religione, né alla moralità, né al decoro del paese. Lodiamo intanto il contegno prudente del Maresciallo dei Carabinieri e dei suoi militi».

Avvisaglie a dir il vero c’erano state anche il Giovedì Santo quando, come racconta sempre lo stesso numero della Nuova Rossano in un altro trafiletto, verso le 22.00 alcuni facinorosi si erano recati sotto l’arcivescovado tirando sassi contro l’edificio e gridando «Abbasso Monsignore, abbasso i preti». Tra l’altro i rossanesi imputavano all’Arcivescovo Orazio Mazzella il fatto di non aver revocato il “non expedit” (l’inaccettabilità che i cattolici italiani andassero a votare nelle competizioni elettorali) durante le elezioni alla Camera del 1909, quando erano in corsa il rossanese Francesco Joele e l’avvocato romano di origini calabresi Giuseppe Gregoraci, sostenuto dai coriglianesi.

 


Nel 1910, comunque, problemi si erano già verificati durante la processione di domenica 20 marzo con la statua di Cristo e della Madonna. Nell’occasione la disputa fu causata dalla diversa visione del percorso della processione tra i fedeli e i frati passionisti che l’avevano organizzata e che dimoravano nell’arcivescovado. È sempre la Nuova Rossano, questa volta quella del 25 marzo 1910, che racconta i fatti. Arrivata la processione alla salita dell’arcivescovado, i fedeli desideravano che le statue proseguissero fino alla Cattedrale, mentre i frati volevano che si fermasse nell’arcivescovado dove dimoravano e fu appunto lì che portarono le statue che si trovavano in coda al corteo religioso, mentre la testa della processione era già entrata in Cattedrale. E in arcivescovado accadde la rissa tra gli esagitati e i frati che non disdegnavano la discussione accesa. Riporta la Nuova Rossano: «… Un panico indescrivibile invase tutti: molte donne, fra le quali una incinta, furono rovesciate e malmenate, una giovinetta si ebbe un occhio pesto, 4 bambine: Giovannina Cosenza, Achiropita Russo, De Luca Teresa e Russo Marcella furono così malmenate che sul principio si credettero morte e trovansi ancora in pericolo». Importante fu il commento del giornale nello stesso articolo: «… non possiamo d’altra parte che censurare acerbamente l’oprato e delle autorità e degli organizzatori una processione nel pomeriggio di domenica, quando molta gente trovasi ubriaca …».

Il vino, questo era il problema! Perciò il Sindaco De Stefano vietò l’apertura delle osterie il Venerdì Santo. La tradizione popolare ha tramandato la storiella che i facinorosi finivano per portare le statue della processione in osteria e offrivano loro bicchieri di vino, offendendosi altresì quando queste inevitabilmente “non accettavano” l’invito alla bevuta, con conseguente maltrattamento della povera statua “restia” a bere in compagnia.

In una relazione sulla Cappella dell’Addolorata del 1920 don Nicola M. Bruno così scrisse: «La processione dei Misteri è l’obbrobrio della città di Rossano tutto il paese vi prende parte ed è la processione degli ubriachi per eccellenza, benché si faccia il Venerdì Santo. Rossano in quella circostanza diventa un manicomio. A causa delle troppe irriverenze commesse contro le statue di S. Pietro, della Veronica ed altri; da qualche anno in qua escono solamente tre statue: il Crocifisso, la Bara, l’Addolorata. Le irriverenze da qualche anno in qua vanno diminuendo, tanto più che si fa di tutto per farla ritirare prima di abbrunire: non mancano dei turbolenti che fanno ogni sforzo per rinnovare le antiche irriverenze e quindi cercano di farla ritirare di notte. Speriamo riuscire a distruggere quest’obbrobrio della nostra città».
Comunque dopo qualche anno finalmente si riuscì a sopprimere tutti questi comportamenti irrispettosi e le processioni del Venerdì Santo divennero da allora in poi quelle manifestazioni sentite di popolo fedele e devoto che tutti conoscono.

Martino A. Rizzo

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: