*FABIO PUGLIESE
«A volte in una partita di tennis la palla colpisce il nastro della rete e per un attimo può cadere da una parte o dall’altra del campo decretando la vittoria o la sconfitta di uno dei giocatori. Chi disse: Preferisco avere fortuna che talento, probabilmente percepì l’essenza della vita… La gente ha paura di ammettere quanto conta la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che la fortuna sia così fuori controllo».
Questo è il senso e la premessa di un noto film: Match Point di Woody Allen.
È un film a cui penso ogni qualvolta accade, per esempio, che l’autista di un’autocisterna perde il controllo del mezzo sulla S.S. 106, invade la carreggiata opposta e, per colpa del caso, non trova nessun ostacolo andando ad impattarsi sul guardrail.
Oppure, per colpa del caso, invade la corsia opposta e va ad impattarsi prima con due camion e per ultimo con una Fiat Panda con a bordo una donna di 51 anni e un uomo di 71 che erano lì in quel preciso momento e che non trascorreranno una serena e felice Pasqua ma che sono vivi… per fortuna.
Il film di Allen si fonda sul fine cinico di affermare che nella vita è molto più determinante la fortuna di tanti altri valori quali la bravura, il merito, la professionalità, ecc., per sostenere un concetto di François de La Rochefoucauld secondo cui «la natura fa il merito e la fortuna lo mette in opera» perché senza la fortuna il merito non servirebbe proprio a nulla.
Per quanto sia certamente affascinante, non condivido questo punto di vista. Trovo, invece, più razionale il pensiero di Mourinho quando disse che non credeva alla fortuna perché non conosceva molta gente che era diventata ricca con le scommesse o, al massimo, la può trovarmi d’accordo la più nota «la fortuna aiuta gli audaci» di Virgilio perché in essa la fortuna, appunto, aiuta ma non determina l’esito raggiunto dagli audaci.
Non ho idea di cosa, invece, penseranno i lettori rispetto alla fortuna.
Se conta tutto oppure se non conta per niente o in parte. In tutta onestà, resto convinto che se in quasi cento anni di storia noi calabresi che viviamo sulla costa jonica non siamo riusciti ad ottenere una strada a quattro corsie, due per ogni senso di marcia e uno spartitraffico centrale capace di impedire al distratto camionista di invadere l’altra carreggiata e provocare morti e feriti, non è colpa della fortuna, non è il destino avverso oppure è merito di chissà quale dinamica divina avversa al fato… ma è semplicemente demerito nostro.
Solo e soltanto nostro.
Così in Basilicata e in Puglia, dove c’è una strada Statale 106 moderna, a quattro corsie, con uno spartitraffico centrale, hanno meritato l’80% delle vittime in meno, il 73% dei feriti in meno e nella Calabria dei caproni no!
Il motivo per cui noi siamo caproni e non sfortunati è semplice da dimostrare.
Non c’è nessuna palla da tennis sospesa sul nastro della rete che è caduta sul campo lucano e pugliese invece di cadere su quello calabrese. Non è neanche colpa di chi era lì sulla strada in quel momento mentre poteva essere altrove.
È colpa, invece, di quei calabresi che vivono sulla costa jonica da sempre e che da sempre accettano che questo Stato, dalla sua nascita, investa sempre le sue risorse in infrastrutture in ogni luogo purché distante dall’asfalto della S.S. 106. Ogni volta, da circa un secolo, puntualmente andiamo a votare ed eleggiamo in parlamento, democristiani, socialisti, comunisti, berlusconiani, renziani, ecc. che puntualmente non riescono ad ottenere (o se preferite a meritare), nulla.
Però bisogna andarli a votare. Perché tanto se non andiamo (sarebbe l’unica grande novità!), non serve a niente […].
Non è colpa della fortuna.
Ne sono certo! È colpa nostra.
Presidente dell’Associazione
“Basta Vittime sulla S.S. 106”