di SERAFINO CARUSO
Il problema è questo: se il Comune ha assegnato una cinquantina di aree sulle quali dei privati avevano preso l’impegno di avviare un lido balneare, sui diciotto chilometri di costa rossanese dovremmo avere altrettanti stabilimenti. Invece, di lidi avviati ce ne stanno una ventina. Gli altri assegnatari perché non hanno provveduto a creare l’attività balneare per cui avevano fatto richiesta al Comune? Va bene. I motivi possono essere svariati. E, soprattutto, personali. Non vogliamo entrare nel merito. Non siamo tenuti a farlo. Piuttosto dovrebbe farlo il Comune. Chiedendo a tutti coloro i quali hanno avuto in assegnazione un’area senza avviare nessuna attività quantomeno delle motivazioni.
Non esiste la possibilità di revoca, ad oggi, per il mancato avvio dell’attività balneare. Ogni privato assegnatario di un’area ha firmato una convenzione con il Comune. In cui non è previsto termine alcuno per la revoca della concessione in questo caso. Né tantomeno è prevista revoca se l’assegnatario e gestore dello stabilimento balneare non paga annualmente il canone previsto per l’occupazione della fascia demaniale di competenza. Una grave mancanza per un Ente. Soprattutto per un Ente con gravi problemi economici.
Si potrebbe, ad esempio, intervenire con coraggio e decisione a questo riguardo. Perché se un assegnatario non paga il canone per gli anni a seguire dei sei anni di concessione prevista, a suo carico non è previsto alcunché. Se non, al termine dei sei anni, e sempre se non si provvede a pagare i canoni dovuti, la revoca della concessione. Un anno fa circa, l’ex assessore all’urbanistica, Eugenio Otranto, aveva cercato di avviare una ricognizione sullo stato degli assegnatari effettivamente adempienti e quelli che, al contrario, hanno avuto in concessione un’area ma non hanno avviato lo stabilimento. Una ricognizione voluta da Otranto, ma osteggiata da qualcun altro. Di quel tentativo non si è fatto più nulla. Evidentemente non si voleva mettere in difficoltà qualcuno. Il discorso è questo: se un privato effettua una richiesta per avviare uno stabilimento balneare, è chiaro che ha un’intenzione reale. Se poi, per qualsiasi motivo, non riesce o non è più interessato a dare seguito alle proprie intenzioni imprenditoriali nel settore balneare, che il Comune lo sappia e si regoli di conseguenza. Non è possibile assegnare delle aree e poi vederle spoglie per anni. Si dia la possibilità a qualcun altro, che magari ha intenzioni e possibilità concrete di investire nel settore. Altrimenti, che tutto resti in sospeso non è bello. Importante, anche, che chi avvia uno stabilimento balneare, pure con semplice posa di sdraio e ombrelloni, faccia rispondere il proprio progetto a specifici canoni estetici.
Altrettanto importante una certa correlazione tra Piano Spiaggia e i diversi strumenti urbanistici che prevedono lo sviluppo della zona marina a ridosso del demanio. Con infrastrutture, servizi essenziali, opere di urbanizzazione. Non sempre, o almeno non su tutto il tratto costiero rossanese, ciò si verifica.
Gli abitanti di contrada Zolfara e Fossa, ad esempio, più volte, nel corso di incontri pubblici e attraverso domande regolarmente protocollate in Comune, hanno richiesto di collegare, anche con un pontino pedonale e ciclabile, le due frazioni marine. Richieste rimaste inascoltate. Per quanto riguarda le demolizioni sul demanio, vi sono alcuni fabbricati sui quali ci sono in corso procedimenti giudiziari. Che non possono, però, durare in eterno.
Ritornando ai lidi balneari e al Piano Spiaggia, quindi, si faccia la rendicontazione che voleva avviare l’ex assessore Otranto. Si appuri chi è realmente interessato ad investire nel turismo balneare. Si stabiliscano regole certe e rigide. Senza paura di andare contro a nessun tipo di interesse. Si deve pensare, essenzialmente, allo sviluppo di Rossano. All’interesse generale. Di cui tutti potranno goderne. Altrimenti, poi, sarà inutile piangerci addosso.
Rossano ha un mare bellissimo. Creiamo le condizioni per uno sviluppo serio e concreto del settore.