Altro che low cost. In Calabria, volare con Ryanair sta diventando un lusso, e a pagare sono sempre gli stessi: i cittadini. Da un lato con i biglietti sempre più cari, dall’altro con le tasse che alimentano gli incentivi pubblici. È il paradosso denunciato dal consigliere regionale Davide Tavernise, che punta il dito contro la gestione opaca dei rapporti tra la Regione e la compagnia irlandese.
Dal 1° agosto 2024 nei tre scali calabresi – Lamezia, Reggio e Crotone – è stata eliminata l’addizionale comunale di 6,50 euro per ogni passeggero. Una misura “generosa”, coperta integralmente dalla Regione Calabria con 13 milioni di euro l’anno. Di fatto, un trasferimento diretto nelle casse delle compagnie, Ryanair in testa.
Ma non è tutto. La stessa compagnia ha fatto man bassa anche dei fondi per il marketing turistico della “Destinazione Calabria”: 47 milioni in totale, divisi in quattro lotti. Ryanair si è aggiudicata tutti e quattro, con un contratto triennale. Una scelta che ha sorpreso anche Davide Arduini, presidente di UNA, associazione delle agenzie di comunicazione italiane: “Non posso non stupirmi – ha dichiarato – di vedere un bando per la promozione turistica finire nelle mani di una compagnia aerea”.
Biglietti più cari e meno trasparenza: così si ingrassano i profitti
Gli effetti per i passeggeri? Prezzi alle stelle. Il biglietto medio Ryanair in Calabria è passato da 41 a quasi 50 euro (+21%). Ma durante la Pasqua 2025 si è toccato il picco: 192 euro da Torino a Reggio, 132 da Bergamo a Lamezia, oltre 160 da Crotone. E l’estate promette un altro rincaro, tra il 4% e il 6%.
Numeri alla mano, Ryanair incasserà solo grazie all’abolizione dell’addizionale circa 18,2 milioni di euro, a cui si sommano altri 25 milioni derivanti dall’aumento delle tariffe. Un bottino da 43 milioni, su cui non c’è alcun vincolo, nessuna clausola di restituzione in caso di rincari ingiustificati.
Chi controlla tutto questo? Nessuno. E i cittadini restano a guardare
La Regione Calabria si è limitata a firmare contratti e stanziare fondi. Ryanair ha annunciato “piani di crescita super potenziati” senza offrire dettagli su tratte, costi, impatti. Manca un sistema di monitoraggio, un report pubblico sull’uso dei soldi, una clausola che colleghi gli incentivi alla riduzione delle tariffe.
Eppure, basterebbe poco. Una verifica mensile. Un vincolo preciso. Una minaccia concreta di revoca dei fondi in caso di comportamenti lesivi per i cittadini. Ma nulla di tutto questo è stato messo nero su bianco.
Tavernise: “Chi governa ha il dovere di rispondere ai cittadini”
“Ryanair ha un ruolo importante, ma non può dettare legge”, attacca Tavernise. “La Regione deve stabilire le condizioni, e deve farlo ora. Basta subalternità. Servono controllo, responsabilità, trasparenza. Perché se il biglietto per tornare a casa costa più di una vacanza in Europa, allora qualcosa è andato storto”.
Chi amministra i fondi pubblici, chi firma gli accordi, chi decide come spenderli, ha il dovere – politico e morale – di vigilare. Non con i comunicati stampa. Ma con i fatti. Perché senza un ritorno concreto per i cittadini, quei milioni sono soldi buttati.
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