Lo scorso ottobre, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, hanno firmato il decreto interministeriale che individua i tratti dell’asse Sibari-Catanzaro della strada statale 106 Jonica da finanziare con i 3 miliardi di euro stanziati nella legge di bilancio 2023, definendolo ‘’primo tassello del piano di ammodernamento complessivo della SS106, da Taranto fino a Reggio Calabria, cui il ministro Salvini sta lavorando fin dal suo insediamento con la massima dedizione’’.
Il fatidico Ponte, al di là dei se e dei ma sulla fattibilità, costerà circa 15 miliardi. La stessa cifra che servirebbe per rendere sicura e dignitosa l’intera direttrice Sibari-Reggio Calabria, una delle più strategiche della nostra Regione, reale priorità, per chi ci vive: 15.000 incidenti e 850 morti dal ’96 ad oggi (dati di Basta Vittime Sulla Strada Statale 106).
La più lunga incompleta d’Italia, che si estende per 480 km da Reggio Calabria a Taranto è stata realizzata alla fine degli anni ’20 e da allora, nel tratto calabrese, è rimasta quasi totalmente invariata sia per tracciato che per struttura. Sappiamo tutti che tipo di traffico ospiti ogni giorno la ‘’Strada della morte’’: merci, automobili, non di rado ciclisti, mezzi agricoli, animali. Il tutto tagliando decine di Comuni, quella sola carreggiata per senso di marcia, priva di spartitraffico, prevede e vede anche inaspettato, l’attraversamento pedonale e le sue conseguenze.
Tre miliardi finanzieranno gli interventi sui tratti Catanzaro-Crotone e Sibari-Corigliano Rossano. Ma con 3 miliardi si può fare un soltanto un lotto, e la conferma viene dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, divulgata dall’Ingegnere Fabio Pugliese, Direttore Operativo dell’Organizzazione di Volontariato ‘’Basta Vittime sulla Strada Statale 106’’.
Ma non solo: attualmente l’intero tracciato compreso tra Corigliano-Rossano e Crotone, il più pericoloso per giunta, rimarrà la strada che è adesso. Stessa sorte per la Soverato-Roccella Jonica e per la Locri-Reggio Calabria.
«I progetti in fase di finanziamento e cantierizzazione in atto – afferma Domenico Mazza, fondatore del Comitato Magna Graecia – rispondono ai dettami di una politica centralista. Non a caso, infatti, congiungono le Città di Crotone e Corigliano-Rossano ai rispettivi centralismi storici.
Gli equilibri politici regionali non hanno alcun interesse a mettere in contatto territori ed aree ad interesse comune (Sibaritide e Crotonese), similari per peculiarità e problematiche. D’altronde sembra ripetersi un film già visto oltre 40 anni fa, quando si procedette ad elettrificare la linea ferroviaria a sud di Taranto e, giunti a Sibari, si decise di proseguire con elettrificazione verso l’area valliva e quella tirrenica. Tale operazione, al tempo, generò l’ecatombe della mobilità per tutte quelle località poste a sud di Sibari.
Le tratte Catanzaro-Crotone e Sibari-Corigliano Rossano, pur rappresentando un tassello importante nel processo d’ammodernamento, senza una visione volta a completare l’anello stradale Sibari-CoRo-Kr-Cz-Lamezia restano traverse senza unitarietà. Per tutto il territorio compreso tra le valli del Trionto e del Neto (la più grande area interna d’Italia) raggiungere uno dei due realizzandi lotti significherà, comunque, impiegare tempistiche esageratamente dilatate. Senza considerare che la demografia compresa nell’area in questione supera finanche le città di Crotone e di Corigliano-Rossano messe assieme. Vieppiù, tali popolazioni restano comunque lontane da ogni tipologia di servizio, a partire da quello sanitario. Buona parte delle popolazioni dell’area interna, infatti, non sono in condizioni di rispettare la famosa golden hour (ora salvavita), per raggiungere il primo presidio ospedaliero utile, nel caso di patologie cardiache.
È una chiara linea politica! Altrimenti la logica d’inizio lavori avrebbe dato prelazione ai tratti più pericolosi, ovvero, quelli che coinvolgono la Corigliano Rossano-Crotone. Un segmento stradale, quest’ultimo, che in alcuni punti misura meno di sei metri d’ampiezza, 19 sensi rotatori, 2 sistemi tutor e 3 autovelox.
Inoltre, in alcuni periodi dell’anno, tra Sibari e Catanzaro Lido i flussi di traffico superano quelli dell’A2. Tuttavia, la statale 106 non nacque con l’obiettivo di sopportare flussi così importanti. E mentre l’A2 a partire dagli anni ’60 è stata rifatta ben due volte, il 70% del tracciato jonico è rimasto quello di un secolo fa.
Avvicinare la Sibaritide al Crotonese significherebbe creare vicendevoli flussi fra i due territori. L’aeroporto di Sant’Anna si aprirebbe al suo naturale bacino verso nord, mentre il Marchesato potrebbe approssimarsi al punto d’innesto tra la dorsale adriatica e quella tirrenica (Firmo-Sibari). Si realizzerebbe, pertanto, un corridoio funzionale e strategico non solo alle esigenze dell’Arco Jonico, ma a tutta la Calabria ed in generale al Mezzogiorno d’Italia.
Collegare la Sibaritide ed il Crotonese non rappresenterebbe dunque un capriccio. Piuttosto – chiosa Mazza – creerebbe interdipendenza tra due contesti affini e dalle innate potenzialità, ma spesso, da una politica distratta, dimenticati.»
Virginia Diaco