Sanità: Alto Jonio tradito. Lavori lenti per il pronto soccorso

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Arriva agosto, tutti al mare! Compresa la sanità che per la verità nell’Alto Jonio è ormai in vacanza da diversi anni. E precisamente dal 31 marzo 2012, quando con un Decreto dell’allora Governatore Scopelliti, con il pretesto del rientro dal debito sanitario, chiuse gli ospedali cosiddetti minori tra cui il “Chidichimo” di Trebisacce. Salvo poi a pentirsene e ad ammettere di aver commesso un madornale errore strategico, anche perché il flusso dei pazienti di tutta l’ex Asl n. 3 di Rossano si è riversato sui cosiddetti ospedali-spoke di Rossano-Corigliano che da allora sono andati in tilt e non si sono più ripresi. Fatto sta che nonostante il pentimento di Scopelliti, nonostante le sentenze dei Tribunali, nonostante le solenni e pubbliche promesse dei politici e dei manager della Regione e dell’Asp che si sono succeduti dopo Scopelliti, presso l’ex presidio sanitario di Trebisacce sono stati interrotti anche i lavori di adeguamento dei locali di quello che, secondo le più rosee previsioni, dovrebbe diventare il Pronto Soccorso come anticamera dell’Ospedale. All’insegna certamente della lesina i lavori eseguiti finora: praticamente una semplice tenso-struttura asportabile, realizzata in metallo e plastica che, appena completata, verrà catalogata come “area calda”, in grado cioè di accogliere al suo interno le ambulanze e assicurare un minimo di privacy all’utenza. Oltre al completamento della tenso-struttura (nella foto) resta tuttora da realizzare il cancello d’ingresso esterno dedicato alle ambulanze e tutto il resto all’interno per poter ospitare il Pronto Soccorso. Per non parlare del progetto di ripristino delle Sale Operatorie che, dopo essere stato redatto dall’ing. Vincenzo Ventimiglia, è tuttora fermo al palo e non si sa né quando né con quali risorse sarà realizzato. Quello che appare scontato, e che al momento è sotto gli occhi di tutti, è che, almeno fino a quando non saranno realizzate le Sale Operatorie, il Pronto Soccorso non c’è e c’è invece il PPI (punto di primo intervento) come è stato finora. Lo dimostra il fatto che, a scanso di equivoci e per non regalare pericolose illusioni alla gente, la prima cosa che è stata ripristinata, a lavori ancora in corso, è l’insegna di “Punto di Primo Intervento” che, rinnovata e ingigantita, campeggia sul muro d’ingresso dei locali. E presso il PPI continuerà ad operare un medico e un infermiere, che durante gli orari di servizio (8-14) sono supportati dagli anestesisti e dagli specialisti che prestano servizio presso gli Ambulatori mentre nel pomeriggio e, soprattutto di notte, continuano a rimanere soli e ad trasformarsi in cardiologi, chirurghi, internisti e anestesisti-rianimatori. Fino a quando durerà questo stato di cose? Fin dove arriverà la pazienza della gente che si sente sempre più delusa e presa in giro? Nei giorni scorsi, dopo continue e trasversali pressioni, è arrivato il Decreto 111 del Commissario Scura che dovrebbe finalmente garantire lo sblocco di 1.175 assunzioni con cui tappare la gruviera di buchi della sanità calabrese, tra cui solo 76 unità (il Decreto precedente, boicottato da Urbani ne prevedeva 100) destinate a tutta l’Asp di Cosenza che è grande quanto le altre quattro Asp messe insieme. Basteranno? Certamente no! A meno che qualcuno non ripeta il miracolo dei pani e dei pesci.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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