La politica regionale è stata posta in una condizione di impotenza totale rispetto alle decisioni assunte sulla salute di noi cittadini. La gestione, senza contraddittorio, della Sanità è stata posta in mano ad un tecnico, tra l’altro non di vocazione sanitaria. Di questo ne è cosciente il Presidente Oliverio e tutta la Maggioranza di governo. Ecco allora l’appello che ho rivolto al Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, affinché chieda, a muso duro e se necessario sbattendo i pugni sul tavolo del Primo Ministro, che venga rispettato il Titolo Quinto della Costituzione che demanda alle Regione la potestà legislativa e di controllo sulla Sanità.
È questa la posizione del Segretario questore del Consiglio regionale, Giuseppe Graziano, intervenuto ieri (giovedì 31 marzo) nel corso dell’Assise regionale, riunitasi nella sala assembleare di Palazzo Campanella a Reggio Calabria per discutere delle problematiche della Sanità Calabrese a termine della redazione del nuovo Piano di rientro. Un intervento conciso ed efficace che ha riscosso apprezzamenti anche dai numerosi cittadini che hanno assistito alla seduta.
Il Piano di rientro sanitario, così per come è stato concepito, elaborato e presentato – ha ribadito chiaramente Graziano – è un’offesa all’intelligenza di chi amministra la Regione, degli operatori sanitari e degli utenti, anche quelli più sprovveduti. Si prevedono solo tagli lineari. Non si prevede la valorizzazione di alcuna eccellenza, che pure in Calabria c’è e andrebbe incentivata e incoraggiata. Anche perché – ha aggiunto – gli sperperi, i buchi neri e le spese inutili continuano ad essere riportate integralmente all’interno del Piano.
La Sanità – ha ricordato ancora il Segretario questore – è materia di legislazione concorrente. Ma lo Stato, in Calabria, ha deciso di fare di testa sua, volendo affrontare le difficoltà facendo quadrare i conti senza preoccuparsi di inefficienze, disservizi e ingiustizia sociale. – Da qui alcuni esempi eclatanti rammentati dallo stesso Graziano. Si pensi – ha detto – a quanto sta accadendo nella Sibaritide dove nell’arco di circa dieci anni, in nome della promessa di realizzazione di un nuovo ospedale è stata falcidiata una rete ospedaliera e assistenziale territoriale che rappresentava un’eccellenza. Sono stati chiusi due ospedali, uno dei quali – quello di Trebisacce – forse sarà riaperto solo grazie all’intervento della Magistratura ma sicuramente questo non risolverà le esigenze dei cittadini. E a proposito, mi corre l’obbligo di porre un inciso sull’ospedale di Praia a Mare. La Regione Calabria deve fare il possibile affinché questa struttura, che rappresenta l’unico presidio pubblico della salute in tutto l’arco dell’Alto Tirreno, venga riconosciuto come ospedale disagiato. Alla pari di quello di Trebisacce. Analogo ragionamento si può fare per lo spoke di Paola – Cetraro. E Castrovillari presenta altrettante criticità, come evidenziano le vibranti proteste e le manifestazioni dei cittadini. Per finire, poi, alla condizione precaria del servizio sanitario di Cosenza Città. E, ripeto, questi sono solo alcuni esempi della scelleratezza del Piano Scura. La Calabria – ha poi concluso Graziano che al termine del Consiglio ha sottoscritto il documento unitario per chiedere la fine della fase di commissariamento della Sanità – deve riappropriarsi subito della possibilità di governare questo delicato settore, per garantire il sacrosanto diritto alla salute dei suoi cittadini e deve avere il coraggio di cambiare, iniziando a investire sull’eccellenza, portando in equilibrio costi e ricavi, e puntando sulla ricerca sanitaria. Basta commissariamento!