Strada statale 106: sindaci e organizzazioni sindacali fanno massa critica per chiedere l’urgente apertura dei cantieri senza tener conto però dei rilievi della Corte dei Conti e dei ministeri (Ambiente e Beni Culturali) che hanno spinto il ministero delle Infrastrutture a ritirare la Delibera dal CIPE. La pensano così i soci di R.A.S.P.A. (rete delle associazioni per l’autotutela) che fin dal primo minuto si sono dichiarati contrari a un’altra colata di cemento e favorevoli al raddoppio del tracciato esistente che porterebbe al risparmio di risorse pubbliche e ad un minimo di rispetto per un territorio fragile e già sfregiato come l’Alto Jonio. In realtà nei giorni scorsi, i sindacati delle costruzioni Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, ritenendo il dietro-front del Governo un vero e proprio “scippo” hanno radunato i sindaci e condiviso la volontà di incontrare subito il ministro Delrio per chiedere spiegazioni e sollecitare l’avvio urgente dei lavori anche per dare ossigeno all’occupazione. Ma la via-maestra per sbloccare la situazione e rendere compatibile l’opera nei costi e nell’impatto ambientale, secondo R.A.S.P.A. non può che essere il raddoppio dell’attuale tracciato. «Non siamo certamente noi – ha dichiarato Tullio De Paola a nome di Raspa – i nemici della strada. Noi forse siamo gli unici a indicare, fin dall’inizio, la soluzione meno costosa e più rispettosa dell’ambiente. Basta infatti – ha aggiunto ancora De Paola – copiare quanto è stato fatto in Puglia e Basilicata dove il raddoppio è stato eseguito in soli 4 anni e quanto si sta facendo sulla Sibari-Firmo laddove, nonostante il blocco dei lavori per diversi mesi, l’opera va avanti speditamente. Noi – ha commentato De Paola ricordando che con il raddoppio si raddoppierebbe anche il numero dei posti di lavoro perché l’opera, se realizzata più a raso, richiederebbe meno impiego di manovalanza specializzata – siamo quelli che la strada la vogliamo veramente, perché non si può relegare il corridoio jonico a un collo di bottiglia che isola l’Alto Jonio dal resto d’Italia e torniamo perciò a indicare la soluzione più equa, più intelligente e meno costosa». Secondo il portavoce di Raspa basta bypassare in galleria i tre centri abitati e il resto lo si può fare benissimo come raddoppio dell’attuale tracciato. «E’ veramente impensabile – ha concluso Tullio De Paola – continuare a sfregiare il territorio, dissacrare aree verdi tutelate da vincoli paesaggistici ed erigere in tutta la Piana di Sibari un muro di Berlino alto quanto il secondo piano di un palazzo, mentre si può benissimo affiancare un’altra corsia all’esistente risparmiando tempo, territorio e risorse pubbliche».