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Terremoti e dissesto idrogeologico: «Senza fondi la prevenzione resta carta: così non si salvano vite»

Nel giorno in cui si ricordano i 200 anni dal terremoto che colpì Rossano il 24 aprile dell’Ottocento, a Corigliano-Rossano si è tornato a parlare di sismi, dissesto idrogeologico e qualità delle costruzioni. Un’occasione importante per affrontare con consapevolezza temi ancora troppo trascurati. Ospite d’eccezione il professor Gino Mirocle Crisci, geologo, già Rettore dell’Università della Calabria. «Sono qui – ha esordito – per raccontare una cosa che per molti versi è poco riconosciuta: la fantastica storia della geologia della Calabria. Una terra che unisce bellezze rare a eventi naturali devastanti. Ma per capire come convivano questi due aspetti, bisogna conoscere il nostro passato geologico. La Calabria è, a mio avviso, una delle regioni più interessanti non solo d’Italia o d’Europa, ma del mondo intero». La bellezza della regione, spiega Crisci, va oltre il mare: «Abbiamo un capitale immenso nelle aree interne, nei parchi, nei borghi. Ma spesso non sappiamo valorizzarli. Pensiamo alla Calabria solo come meta estiva, quando invece andrebbero promosse anche la cultura, il paesaggio, la geologia».

Conoscere per proteggere

Parlando di dissesto idrogeologico, l’esperto è chiaro: «Abbiamo informazioni, dati e strumenti. Ma manca la volontà di usarli bene. Le frane, le alluvioni, colpiscono quasi sempre le nuove costruzioni. I centri storici, costruiti con saggezza dai nostri antenati, spesso sono indenni. Perché loro sapevano dove e come costruire. Oggi invece si crede che con una ruspa si possa fare tutto. Ma la natura ha regole, e se non le rispettiamo, ci presenta il conto». Il discorso si sposta sulla qualità edilizia: «In Calabria si costruisce ancora male, anche se le tecnologie ci permetterebbero di fare molto meglio. Esistono sistemi come gli attutori sismici che bloccano l’onda tellurica prima che arrivi all’edificio. Ma sono usati pochissimo. Eppure permetterebbero di salvare vite. Il problema? Costano. Ma la sicurezza non dovrebbe essere un optional». Sul tema della prevedibilità dei terremoti, Crisci è netto: «No, i terremoti non si possono prevedere. E forse non si potranno mai prevedere. Ma possiamo sapere dove potrebbero verificarsi e prepararci. Il sisma non uccide. A uccidere sono gli edifici che crollano. E quelli li costruiamo noi». La Calabria è tra le regioni più a rischio sismico d’Italia: «Quasi tutta la regione è attraversata da faglie attive, comprese quelle della Sibaritide. Alcune hanno già causato danni in passato. Non possiamo ignorarlo. Non esistono aree sicure. Possiamo solo costruire meglio e con intelligenza».

Nuovo piano di protezione civile

«Abbiamo recentemente approvato un nuovo piano di protezione civile – ha dichiarato il sindaco Flavio Stasi – credo siamo tra le poche città a poter vantare un aggiornamento di questo strumento così importante. Ora si apre la fase dell’attuazione della pianificazione. Ma serve maggiore supporto ai Comuni: spesso, quando accadono eventi drammatici, si scopre che i piani sono vecchi. Vale per i Comuni, le Regioni, persino per il piano COVID. Avere un piano non significa avere risolto il problema: servono fondi per metterlo in pratica. Proveremo con risorse comunali, ma va aperta una riflessione più ampia». Il sindaco ha sottolineato come l’attenzione verso la prevenzione non debba limitarsi a una mera esercitazione formale, ma includere risorse, tecnologie e scelte politiche che mettano al centro la sicurezza dei cittadini. «Certo, in generale c’è ancora molto da fare – ha aggiunto – e non solo a livello locale, ma anche nazionale. Con “1836” vogliamo creare occasioni di aggregazione e anche momenti di riflessione scientifica, come quello di oggi». Alla domanda se oggi si stia costruendo in maniera sicura, Stasi ha risposto: «Sicuramente la qualità costruttiva è migliorata. Ma se mi chiedete se in Italia si sta facendo abbastanza per ridurre il rischio sismico, vi rispondo di no. Ci sono tecnologie che permetterebbero costruzioni più sicure, ma non si rendono obbligatorie per non caricare chi costruisce di ulteriori costi. Né si finanziano edifici realizzati con queste tecniche. «Perciò sì, si costruisce meglio di prima – ha concluso – ma gli interventi di regolamento sismico restano ancora troppo pochi rispetto alla mole edilizia esistente. Si fa, ma si potrebbe e si dovrebbe fare di più».

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