Tutti a Roma contro lo stato

Di MATTEO LAURIA
protesta-tribunale-rossNasce un gruppo d’azione per la verità. Un organismo provvisorio che prenderà forma sabato 27 febbraio alle ore 10, nella sala della delegazione comunale dello scalo. L’obiettivo è denunciare le manovre di palazzo poste in essere che hanno portato alla chiusura dell’ex tribunale di Rossano.
È una iniziativa che agisce in continuità con quanto è stato fatto in passato e si colloca in maniera parallela ad altri percorsi di tipo diplomatico.
Gli organizzatori provvisori si pongono l’obiettivo di una vera e propria marcia su Roma al fine di far conoscere all’Italia cosa si cela dietro l’operazione che ha portato alla soppressione di 150 anni di storia giudiziaria. I punti salienti ruotano attorno all’ipotesi di “carte false” denunciate dal parlamentare socialista Enrico Buemi al quale, nonostante le reiterate interrogazioni in Senato, il ministro della Giustizia Andrea Orlando non ha mai inteso rispondere.
E non lo ha fatto su punti scottanti: l’esistenza di relazioni taroccate, la mancata convocazione di una commissione d’inchiesta e i silenzi finanche dell’Ordine degli Avvocati di Castrovillari sui disagi attuali.
Ma l’aspetto più sconcertante è che lo stesso Buemi si dica perplesso nel corso di una intervista pubblica circa il perché non sia mai stato convocato da un magistrato per essere ascoltato riguardo a ipotesi di reato.
Dichiarazioni scottanti che, pur tuttavia, cadono nell’indifferenza di noi tutti. Qui si prospetta un vero e proprio teorema dai contorni inquietanti: l’omertà di Stato.
A fronte di tutto ciò, non si può stare inermi. È tempo di chiedere spiegazioni: le istanze sono servite a poco, le richieste formali altrettanto.
Le uniche risposte: mutismo e silenzi. Che ovviamente rafforzano le tesi accusatorie.
Il tribunale di Castrovillari è inadeguato a ospitare l’utenza dello Jonio, lo si riscontra giorno per giorno attraverso fatti concreti. Non a caso, si tenta di riabilitare il secondo vecchio tribunale e, non a caso, l’Ordine degli avvocati ha dovuto mettere a disposizione la propria aula per la celebrazione di udienze penali.
Andiamo a Roma, pertanto, per denunciare i soprusi di uno Stato che non vuol rendersi conto dei danni irreversibili posti in essere con questo atto di chiusura scellerato che non risponde a nessuna logica, se non quella di dover punire un territorio.
Ma c’è anche un’altra tesi, per alcuni versi molto curiosa, secondo la quale il tribunale di Rossano sarebbe stato chiuso perché altamente discusso. Se così fosse, quant’anche fosse una tesi vera, uno Stato autorevole non chiude un presidio di giustizia ma rimuove le mele marce.
E, ancora, se questo dovesse essere un metro di misura, verrebbe da chiedersi: quanti tribunali dovrebbero chiudere in Italia e anche nella stessa provincia di Cosenza?
Qualche articolista di recente ha realizzato una serie di ricostruzioni che riguardano proprio i presidi giudiziari presenti in provincia, narrando di collusioni trasversali da far tremare i muri. Come mai questi tribunali non sono stati soppressi? È allora evidente che è stata una volontà precisa far chiudere Rossano forse perché politicamente meno protetta. Fin qui le responsabilità in capo ad altri. Poi ci sono le nostre. È inspiegabile il meccanismo perverso messo in moto in questi anni. Il gruppo d’azione per la verità nasce in modo spontaneo, non a caso prenderà forma sabato mattina. Eppure c’è chi si contrappone, forse per il gusto di farlo o per manie di deleterio protagonismo. Finanche certa stampa ha boicottato l’iniziativa. Atto vicino alla miserevole vergogna. Il fenomeno in azione non aiuta la causa.
Oggi occorre azzerare il passato, mettere da parte i personalismi e/o paternità. E tutti insieme raggiungere la Capitale per chiedere spiegazioni sul perché il ministro Orlando si sia chiuso nel silenzio e non risponda a nessuno. È paralizzante il sistema messo in piedi: chiunque si adoperi per una causa viene additato di voler calcare il palcoscenico oppure di ottenere visibilità. Una concezione da trivio, che frena e paralizza qualsivoglia iniziativa. Mal si comprende poi quale possa essere il beneficio di chi propone un corteo di protesta a Roma: consenso elettorale?
Non appaiono candidati tra i componenti del gruppo provvisorio. Visibilità professionale? I media hanno un effetto boomerang: se un professionista è capace, va avanti a prescindere dalla stampa, se non lo è, la sua immagine all’esterno sarà distruttiva, pertanto si rivelerà controproducente ogni forma di pubblicizzazione.
L’invito è azzerare le polemiche, salire sui pullman, fare meno chiacchiere (soprattutto sui social) e dare una mano operativa, senza fronzoli.

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