U Campiceddǝ russǝ, racconto di Martino A. Rizzo

Ci fu un tempo in cui i ragazzi rossanesi, pur se lontani migliaia di km dall’Arizona, con un po’ di immaginazione potevano spaziare anche loro in un Grand Canyon che consentiva grandi esplorazioni tra montagne rosse in miniatura, gole attraversate da rigagnoli che, con un pizzico di fantasia, diventavano fiumi tempestosi e copiose cascate e pozzanghere che, volendo, diventavano piccoli laghetti. Quando si erano stancati delle avventure, potevano affrontarsi in accese partite di calcio in un piccolo campo da gioco non lontano dal proprio quartiere. Infatti nel rione Traforo, ancora non asfissiato dal cemento, c’era il “Campiceddǝ russǝ”, uno spiazzo di terra rossa con una minuscola collinetta, sempre di terra rossa, e un rigoglioso affluente del Citrea, tutti elementi che consentivano di vivere con l’immaginazione mille avventure. Qui arrivavano principalmente i ragazzi del Traforo, del Ciglio della Torre, del Carminello, di San Giacomo, ma nemmeno mancavano quelli degli altri rioni, per trascorrervi spensierati delle ore a giocare a contatto della natura.

Per tanto tempo, i ragazzi rossanesi hanno potuto divertirsi solo nei vicoli e nelle piazze perché in paese non c’erano giardini, palestre e campi dove riunirsi e svagarsi e il campo sportivo “Maria de Rosis” era riservato solo ai “grandi”. Così bisognava accontentarsi di quel poco che c’era. Ma, tra tutti gli spazi dove poter giocare, il “Campiceddǝ russǝ” aveva un fascino particolare in quanto a due passi da casa ti metteva a contatto diretto con la natura. Insomma, il terreno del Campiceddǝ nella fantasia dei giovani poteva sostituire i canyon e le praterie americane e per i ragazzi dei quartieri lontani l’avvicinarsi a questo patrimonio naturale rappresentava un’avventura da raccontare, specialmente se durante la visita in quest’oasi cittadina avveniva uno scontro con i ragazzi del Ciglio della Torre, famosi per la loro animosità e risolutezza.

Il Campiceddǝ russǝ poteva rappresentare anche una occasione per raggranellare qualche soldino grazie alla caccia alle rane che abbondavano nelle pozzanghere dell’affluente del Citrea. Infatti un volta catturate venivano vendute a donn’Arturo ’e ru Spitali, famosissimo tecnico del laboratorio cittadino di analisi che le utilizzava per i test di gravidanza perché, prima dell’invenzione del test di gravidanza come si conosce oggi, l’utilizzo delle rane rappresentava l’unico metodo affidabile per determinare se una donna fosse o meno in stato interessante. Nella rana veniva iniettata la sua urina e se questa conteneva l’ormone della gravidanza la rana deponeva le uova.

Avendo citato donn’Arturo ’e ru Spitali, non ci si può esimere dal soffermarsi brevemente su questo personaggio rossanese. Arturo Guagliardi aveva iniziato a lavorare nell’ospedale cittadino partendo dai livelli più bassi della scala impiegatizia. Poi, lavorando a contatto con il laboratorio di analisi, si era impadronito della professione di analista e, pur non avendo alcun titolo ufficiale, arrivò a riscuotere in questo campo così tanta fiducia che i primari lo portavano con loro in sala operatoria per averlo a disposizione nel caso che durante l’intervento servisse con urgenza una analisi.

Comunque, come tutte le cose, anche per il Campiceddǝ russǝ arrivò la fine della sua storia. Infatti, prima si iniziò a spianare la “muntagnedda” per fare posto ai prefabbricati che dovevano ospitare l’Istituto Tecnico Commerciale, la “Ragioneria”, poi fu la volta della costruzione della sede dell’INPS, poi palazzi per le civili abitazioni e infine il rione Pigna dal Carminello… così di quella straordinaria natura rimase ben poco.

E, come accadde a Boka dei “Ragazzi della Via Pal”, quando venne a conoscenza della demolizione del deposito di legname, il loro campo da gioco, per costruirci un palazzo, a un ragazzo rossanese di allora, che dovesse oggi ritornare al Campiceddǝ russǝ, non resterebbe altro che «fuggire via da quell’infedele pezzo di terra» ormai trasformato in «una casermona d’affitto».

Martino A. Rizzo

 

I racconti di Martino A. Rizzo ~ ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi, coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito AnticaBibliotecaCoriglianoRossano che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili.

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