In tema di occupazione, le regioni del Meridione e, in particolare, la Calabria frenano la crescita del Paese. Entro il 2020 l’Italia, per stare al passo con l’Europa, dovrà garantire una crescita “inclusiva” creando ben 2,8 milioni di nuovi posti di lavoro e sottraendo circa 2,2 milioni di persone a condizioni di povertà o deprivazione.
Per raggiungere l’obiettivo minimo del tasso di occupazione nel 2020, il Nord dovrà crescere dal 69,8% al 76% (+ 6,2 punti percentuali), il Centro dal 65,8% al 71,6% (+5,8 punti percentuali) e, infine, il Mezzogiorno dal 46,1% al 56,1% (+10 punti percentuali). In valore assoluto, dovranno esserci circa 1,4 milioni di nuovi occupati al Nord, 570 mila nuovi occupati al Centro e 800 mila nuovi occupati nel Mezzogiorno. Sul versante della lotta alla povertà e all’emarginazione, il Mezzogiorno dovrà puntare ad una riduzione di ben 1,2 milioni di persone a rischio di povertà o esclusione, il Nord di 650 mila individui e, infine, il Centro di 350 mila individui.
Uno scenario correttivo ottenuto ipotizzando che anche le regioni che hanno già conseguito gli obiettivi nazionali previsti dalla Strategia Europa 2020 concorrano a colmare la rilevante distanza delle rimanenti realtà territoriali, concentrate soprattutto nel Mezzogiorno, i cui valori attuali degli indicatori osservati renderebbero pressoché impossibile il raggiungimento dei target europei.
È quanto emerso dalla Nota scientifica “Europa inclusiva. Lo stato di avanzamento delle regioni italiane” realizzata dall’Istituto Demoskopika per monitorare l’andamento dell’occupazione e della povertà rispetto agli obiettivi nazionali previsti dalla Strategia Europa 2020.
«Lo studio oltre a evidenziare un allarmante squilibrio territoriale che rende molto più faticoso il raggiungimento di una maggiore occupazione e di una minore povertà – commenta il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – palesa la scarsa integrazione tra gli strumenti di programmazione regionali e gli obiettivi europei».
Fonte: Corriere della Calabria