L’iniziativa è stata sostenuta dalla direttrice dell’istituto, dott.ssa Maria Luisa Mendicino, che ha sottolineato come il non poter disporre più di un’organizzazione sanitaria autonoma abbia limitato fortemente la possibilità di operare concreti atti di prevenzione all’interno delle carceri ed abbia reso più difficoltoso l’accesso alle cure in tempi rapidi, se non per le emergenze.
Il procuratore di Castrovillari, dott. Eugenio Facciolla, ha puntualizzato la delicatezza del diritto alla salute in carcere. La magistratura, infatti, deve valutare le reali necessità dei richiedenti non sempre scevri da interessi nel ricorso alle cure. Tuttavia l’importanza di assicurare il benessere a quanti vivono le difficoltà dell’essere reclusi induce ad operare con acribia senza minimizzare o sottovalutare nessuna richiesta.
La prof.ssa Rosita Paradiso, presidente del Club di Cosenza, ha introdotto le problematiche relative alla salute delle donne ed al loro accesso alla medicina, evidenziando la generosità delle donne che antepongono spesso famiglia e lavoro alle necessità personali, per cui sono sempre poco inclini alla prevenzione che, invece, proprio nel caso del tumore al seno è fondamentale, in quanto individuare un iniziale esordio della malattia garantisce il successo delle cure.
Per il dott. Sergio Abbonante, che ha eseguito successivamente le visite senologiche, la chirurgia alla mammella non è più demolitrice, ma si interviene in modo sempre meno invasivo rispetto al passato. Il chirurgo ha affermato, inoltre, l’obbligatorietà di operare una seria prevenzione nei casi in cui siano presenti fattori di rischio come l’uso prolungato della pillola anticoncezionale o un menarca ritardato; mentre, invece, l’allattamento costituisce una protezione naturale per la salute della donna.
Il dott. Antonio Salamanca, che dopo l’incontro ha effettuato uno screening preventivo eseguendo un’ecografia mammaria, ha sottolineato come la ricerca, soprattutto negli USA, tende attualmente a studiare il DNA per individuare da subito un possibile sviluppo della malattia. Ha invitato le donne presenti ad esaminare la propria storia familiare per riscontrare casi di tumore alla mammella o al colon e, in tale eventualità, ci si deve sottoporre alle indagini strumentali già dai 25 anni con una certa regolarità. E soprattutto ha esortato tutte all’autopalpazione per individuare la presenza di anomalie sì da rivolgersi immediatamente al medico curante per attivare la procedura ormai standardizzata e giungere in tempi brevi ad una diagnosi.
Nelle 15 detenute che si sono sottoposte volontariamente alle indagini ed alla visita non sono stati trovati focolai neoplastici e questo ha rasserenato tutti.
I docenti del CPIA di Cosenza “Valeria Solesin”, che operano nell’istituto, hanno raccolto le impressioni delle giovani donne visitate. Tutte hanno espresso un parere positivo, mettendo in rilievo l’importanza dell’evento; l’argomento trattato ha, infatti, toccato ciascuna. Tutte hanno compreso come la prevenzione sia essenziale e, soprattutto, hanno apprezzato sia l’attenzione loro rivolta sia il linguaggio semplice e comprensibile dei medici. Una detenuta ha confidato di non aver voluto partecipare per un senso di paura, ma avendo sentito successivamente il racconto delle partecipanti, ha affermato di essersi pentita. Molte delle donne presenti hanno affermato di essersi sentite valorizzate come donne e come madri in un contesto in cui non si vivono più pienamente queste due dimensioni. Il Club di Cosenza è davvero orgoglioso di avere organizzato assieme alla direzione del carcere questo service a dimostrazione del fatto che InSIeme diamo valore al futuro delle donne.
(comunicato stampa)