E’ la fotografia di una Calabria abbandonata quella scattata dalle segreterie unitarie di CGIL CISL UIL dell’intera provincia cosentina. La rappresentazione di un territorio isolato, marginale, mortificato da strategie pubbliche inesistenti. Ferite aperte da sempre, richiamano criticità comuni a tutta la rete infrastrutturale regionale, ferrate, strade, porti, aeroporti.
La notizia della venuta del Presidente del Consiglio in Calabria sulla A3 Salerno-Reggio Calabria non può non suscitare l’attenzione su una serie di questioni che per le OO SS sono ancora aperte e che necessitano risposte certe ed impegni concreti.
Questioni che il 14 dicembre hanno portato le popolazioni della Sibaritide a mobilitarsi in modo unitario. Insieme, Cisl, Cgil e Uil hanno chiesto chiarezza sulla sorte di fondi stanziati da anni che restano ancora bloccati nei cassetti del Cipe. Hanno interrogato l’esecutivo sul destino di cantieri promessi e mai aperti: le tratte Roseto-Sibari e Sibari-Mandatoriccio-Crotone della Statale Ionica, per fare solo due esempi. La prima aspetta invano da sette anni un via libera dal Comitato interministeriale. La seconda, considerata dall’Aci una delle arterie più pericolose d’Italia – solo due giorni fa è stata teatro di un nuovo grave incidente a Villapiana – rischia di veder derubricati gli interventi di riqualificazione a semplice restyling. Come si può continuare a perdere tempo rispetto alla cantierizzazione del tratto 106 Roseto-Sibari dove sono previsti più di un miliardo di investimenti che darebbero occupazione e contribuirebbero allo sviluppo della intera Regione? Il Governo ha la reale volontà politica di realizzare l’opera? Oppure ancora una volta dovremmo assistere ad un vero e proprio scippo di risorse nei confronti della Calabria?
CGIL, CISL e Uil nutrono le stesse perplessità per quanto concerne la A3 Salerno-Reggio Calabria soprattutto a seguito delle dichiarazioni del Premier Matteo Renzi che ha annunciato il completamento della A3 per il 22 Dicembre 2016. Saremmo felici che ciò avvenisse ma siamo costretti a constatare concretamente che ciò non sarà possibile alla luce di una serie di tratti non ancora ammodernati, non finanziati e di estremo pericolo per le popolazioni perché soggette a rischio dissesto idrogeologico. Ci riferiamo alla Morano-Sibari ma con maggiore preoccupazione al tratto Cosenza-Altilia che in maniera evidente risulta pericoloso, inadeguato e come avvenuto nei mesi scorsi dopo le nevicate del 19 gennaio, ha tenuto in ostaggio centinaia di automobilisti per più di dodici ore al freddo ed al gelo. Dobbiamo forse leggere le dichiarazioni del Premier come la chiara e netta volontà politica di voler lasciare l’opera incompiuta? Se così fosse cosa dovremmo accettare che dopo otto miliardi di euro spesi inaugureremmo la più grande incompiuta di Europa.
Eppure, in tema di infrastrutture, il governo Renzi aveva prospettato una discontinuità. Lo aveva fatto nel Def 2015, inserendo il completamento della Salerno-Reggio tra le 25 priorità nazionali. Lo ha poi fatto nella Legge di Stabilità, inserendo specifiche clausole di flessibilità per gli investimenti. Annunci condivisibili. Poi però ci sono i fatti, che parlano un’altra lingua. Prendiamo la Salerno-Reggio: il finanziamento da 3 miliardi previsti nel piano pluriennale scende a 700 milioni. Ancora peggiore la prospettiva per la Statale Ionica: si passa da 6,3 miliardi a 1,5. I tagli, decisi «per mancanza di copertura», riguardano risorse riallocate dal governo Prodi sulla viabilità calabrese dopo il superamento del progetto Ponte sullo Stretto. Denari poi dirottati dal successivo governo Berlusconi su altri capitoli di spesa.
e quando i soldi ci sono, vengono tenuti in ostaggio per anni. E’ il caso del tratto Statale Ionica Sibari-Roseto, su cui sono programmati interventi per quasi un miliardo che aspettano da 6 anni un via libera dal Cipe. nel verso opposto c’è la Sibari Crotone, che registra indici di pericolosità tra i più elevati d’Italia e che aspetta da anni la messa in posa di un nuovo tracciato a due corsie. Ora il rischio di una drastica riduzione dell’investimento, con un nuovo progetto che limiterebbe l’intervento a un semplice restyling. La «strada della morte» resterebbe così a una sola corsia.
E’ il caso della SS 534 Sibari-Firmo con i tempi di realizzazione abbondantemente scaduti e il rischio concreto di perdita di quei finanziamenti se l’opera non viene completata entro il 31 marzo 2017.
Ce n’è abbastanza per chiedere al Governo l’apertura di un «cantiere Calabria». Un coordinamento che unisca Regione, grandi aziende pubbliche e private – tra cui ferrovie, Anas, Enel – e parti sociali nella definizione dei progetti indifferibili. Non è meridionalismo piagnone, ma consapevolezza del tempo perso, delle occasioni perdute. Coscienza del mancato coraggio che in questi anni avrebbe dovuto condurre a investimenti capaci di colmare un divario che tiene inchiodato non solo il Sud e la Calabria, ma tutto il Paese. E’ tempo di una svolta.