Ha moderato l’incontro il commissario regionale dei Verdi-Europa Verde, Giuseppe Campana che ha introdotto l’argomento citando alcune questioni affrontate dal partito legate alla gestione dei rifiuti nel territorio. «Sono stato indagato ed ho rischiato assieme ad altri – ha ricordato – una condanna per aver difeso col mio corpo il passaggio dei tir verso una discarica che è posi stata definita dalla Procura come “disastro ambientale plurimo”. In tutto questo non è però stato indagato chi quel disastro lo ha creato».
Sono intervenuti a seguire Alessia Alboresi, consigliere comunale di Corigliano Rossano la quale ha rimarcato come vi sia una differenza abissale nei numeri della raccolta differenziata fra nord e sud del Paese. «La Calabria – ha detto – conta fra le percentuali più basse rispetto, ad esempio, all’Emilia Romagna che ha varcato di ben 8 punti percentuali la soglia indicata dall’Ue del 65%. Abbiamo bisogno di riprogrammare la nostra regione. La città di Corigliano Rossano, 80mila abitanti a seguito della fusione ne è un esempio. Attualmente l’Amministrazione comunale governa due città con regolamenti diversi, con appalti diversi e approcci altrettanto diversi fra loro. Tra poco saremo chiamati a indire una gara unica sulla gestione dei rifiuti: il bando è già pronto ed è un vero e proprio progetto di città, ma i cittadini non devono mai abbandonare comportamenti virtuosi. Dobbiamo lavorare sull’aspetto culturale, iniziando dalle scuole, responsabilizzando la cittadinanza a produrre meno rifiuti. Questa amministrazione comunale, e noi come Verdi dobbiamo porre tema rifiuti al centro dell’agenda».
«Nel mio territorio – ha evidenziato a seguire Alessandro Casotti, tecnico ambientale, responsabile per la gestione dei rifiuti di un consorzio di bacino di 31 comuni a nord di Torino – ci sono percentuali che seppur in percentuale discreta non rispettano comunque i dettami europei. La raccolta differenziata in Italia si estenda a macchia di leopardo. Nel nord Torinese, le mancanze non dipendono dalle amministrazioni comunali, ormai tutte allineate su questo tema, ma da sacche di resistenza da parte dei cittadini che non si impegnano. Il nostro impegno come Verdi è quello di fare capire che differenziare i rifiuti deve entrare nelle nostre abitudini quotidiane come accendere la luce. In Piemonte, il sistema di raccolta differenziata porta a porta ha fatto un passo indietro con la ricollocazione dei cassonetti per la strada e deresponsabilizzando di nuovo i cittadini».
Alessandro Pizzi co-portavoce Europa Verde Piemonte anche lui tecnico ambientale è stato vice presedente di consorzio di smaltimento rifiuti dell’area del Biellese. «Biella e il Pimonte sono un esempio virtuoso nella gestione dei rifiuti anche se non in tutti i territori. A Biella siamo al 78.5%, a Torino sotto il 50%. La gestione dei rifiuti va vista sotto l’aspetto organizzativo e non tecnologico, ma badando alla sostenibilità economica. A Biella nel 2030 non dovremmo andare oltre i 100 kg annui pro capite».
«Il tema rifiuti – ha detto poi Elisa Romano, dell’esecutivo nazionale dei Verdi – ha consumato tante energie. La nostra azione politica ci ha visti molto impegnati nel territorio. I problemi relativi alla gestione, o meglio, mala gestione dei rifiuti da parte della Regione sono infiniti. In Calabria la gestione dei rifiuti non viene affrontata tenendo conto della sostenibilità ambientale, della tutela della salute e delle notevoli potenzialità in termini di sviluppo occupazionale, non viene affrontata in base alle Direttive Europee che prevedono l’abbandono dell’abbanco indiscriminato in discarica, lasciando interi territori, amministratori e cittadini a subire gli effetti disastrosi dovuti al fatto di gettare i rifiuti in una fossa. Il problema, però, non è la discarica in sé ma quello che in modo indiscriminato viene conferito. La programmazione regionale deve puntare alla tutela dell’ambiente e della salute dei calabresi, così da poter chiudere la filiera dei rifiuti fino al cassonetto attraverso la riduzione della produzione stessa, supportando la raccolta differenziata porta a porta spinta, obbligatoria e contestuale. Questa strategia deve essere appannaggio di tutti i comuni della Regione e non può essere discrezionale, lasciando le decisioni ai singoli enti locali. Il cittadino che attua delle buone pratiche rispetto a chi non lo fa, va premiato. E poi la gestione degli impianti di trattamento deve essere pubblica e non nelle mani dei privati, la cui gestione ha creato l’emergenza nell’emergenza dello smaltimento dei rifiuti in Calabria, da troppo tempo stretta nella morsa del clientelismo».
Ha concluso il biologo marino Silvio Greco, direttore della sede romana e calabrese della stazione zoologica Anton Dohrn. «L’incenerimento dei rifiuti è un qualcosa che non dovrebbe nemmeno essere preso in considerazione, un sistema di smaltimento che deve sparire prima possibile dal nostro Paese. Ma è molto difficile perché ciò avvenga. Il Recovery fund, infatti, prevede la costruzione di una quindicina di impianti del genere. Abbiamo bisogno di una educazione ambientale – ha detto il biologo marino –. In Calabria non abbiamo solo il problema di interrare i rifiuti ed economia, ma anche quello di doverli recuperare per strada, per poi farli finire nei nostri torrenti e nei nostri mari. Introduciamo il tema PLASTIC NO MORE, l’eliminazione della produzione delle plastiche e puntiamo su impianti di compostaggio provinciale per eliminare il 47 % dei rifiuti organici. E poi bisognerebbe enfatizzare la raccolta per separare le frazioni più interessanti. In Calabria il sistema è gestito dai privati per quanto riguarda gli impianti e le discariche in cui dovrebbero essere conferiti gli scarti della raccolta differenziata. Questa gestione crea moltissimi problemi: ne è un esempio la città di Reggio Calabria, invasa dai rifiuti come tante altre città calabresi. Tutto ciò ci costringe ad esportare i nostri rifiuti in altre regioni con un comprensibile danno economico. La nostra plastica, ad esempio, va a finire in Albania che non ha sistemi di smaltimento, per poi finire nell’Adriatico. Insomma, è impensabile che le amministrazioni, i sindaci, la regione, debbano interfacciarsi coi privati per organizzare il sistema di smaltimento. Dobbiamo far capire, culturalmente, che non può esserci tutela della salute senza il rispetto per l’ambiente» (Comunicato stampa).