Un inno alla gioia di vivere, pur tracciando profili di quanti, tra noi, non sono più. Una delicata composizione di pagine che emanano profumo di libertà, in luogo di blande celebrazioni dal sapore retrò. È l’ardua impresa letteraria nella quale si è cimentato, superandola brillantemente, il prof. Francesco Perri con la sua ultima pubblicazione, “Vaccarizzo Albanese e i suoi caduti in guerra”, stampata per i tipi de La Mongolfiera.
Solo a leggere il titolo potrebbe sembrare un libro anacronistico e comunque lontano dagli interessi culturali e dalle problematiche sociali della nostra quotidianità. E invece non è così. È essenziale non perdere la nostra identità, la nostra storia, il nostro passato, il nostro essere, il nostro nome, i nostri avi, la nostra terra natia. Ed è questo l’obiettivo prefisso dall’Autore, che a Vaccarizzo Albanese è nato e vissuto, non lesinando energia alcuna nell’insegnamento e nell’impegno politico; impegno culturale fecondo che prosegue anche a Corigliano Calabro, viciniore comune della provincia cosentina nel quale lo storico e studioso si è trapiantato ormai da anni, senza mai consentire a chicchessia di far offuscare e cancellare dalla mente e dal cuore i luoghi a lui così cari.
L’opera di Perri contiene alcuni cenni storici sulla Prima e sulla Seconda Guerra mondiale ma anche sulla Guerra etiopica (Africa Orientale), schede particolareggiate di tutti i soldati di Vaccarizzo Albanese caduti nei conflitti con foto, atti, notizie, nonché riferimenti alle lapidi e ai monumenti eretti in ricordo dei caduti stessi. Non mancano delibere comunali, articoli di giornali dell’epoca e documenti di sicuro interesse per il lettore.
Dante Maffia, nella Postfazione al volume, suggerisce di leggere il lavoro di Perri come “un invito a considerare la vita”. Un corale ritratto di volti familiari, definiti da Giovanni Pistoia nella sua Prefazione “Giovani, giovanissimi, tutti certamente attaccati alla vita”, ribadendo più volte un condiviso auspicio: “Sarà un bel giorno, quel giorno, se mai quel giorno sarà, quando le madri non partoriranno più figli da mandare al macello”.
È questo il nucleo vitale della ricerca compiuta da Perri, già autore di numerose altre pubblicazioni di pregevole valore culturale, allorquando dedica la sua ultima fatica “Alla memoria dei miei concittadini che persero la vita in guerra”, rivolgendosi anzitutto alle giovani generazioni, non solo della comunità di Vaccarizzo Albanese, bensì di ogni luogo e provenienza, troppo distratte da consumismo, materialismo e facile edonismo.
“Questa pubblicazione – scrive l’Autore – vuole onorare i nostri concittadini caduti in guerra ed essere un messaggio di pace. (…) In fondo sono i giovani soldati i protagonisti di questo lavoro”, ossia coloro i quali, in silenzio e lontano dai fasti della celebrità, hanno contribuito a scrivere la storia.
Ci si accosti alla lettura dell’opera di Francesco Perri, pertanto, con spirito completamente innovatore rispetto alla materia di studio affrontata. Non un’arida rappresentazione di nomi e date, non una stucchevole sequela di vegliardi in divisa di grisaglia. Niente di tutto ciò. Sono pagine di giovani di ieri che col loro vissuto si raccontano, in primis, ai giovani dell’oggi, per far di quei tristi destini un patrimonio comune di ideali e floride speranze. Una modalità originale e coinvolgente per trattare di eroi e patriottismo, bandiere e vessilli, non solo nei giorni che il calendario tributa ogni anno alle imposte ricorrenze nonché per ammonirci di non essere Italiani esclusivamente in occasione di dispute calcistiche che vedono in campo la pur amata Nazionale.
Al postutto Francesco Perri risulta così essere interprete di un linguaggio da definirsi propedeutico alla riappropriazione di un’identità storica, forse smarrita, ormai, nella babele di una civiltà, se così si può dire, delle immagini e dei disvalori troppo sovrastante e devastante.