Chidichimo di Trebisacce. Una rondine non fa primavera, e neanche due

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Trebisacce. Una rondine non fa primavera! E neanche due!

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Per rimettere in piedi il “Chidichimo” e restituire ai cittadiniil dell’Alto Jonio il diritto ad una sanità equa e dignitosa, di rondini ce ne vorrebbe uno stuolo. Ma, da quanto è risaputo da tempo, per aprire la Medicina Generale affiancata alla Lungodegenza, ne basterebbero solo altri due. Di medici e di infermieri, infatti, nel “Chidichimo” ce ne sono rimasti davvero pochi e quelli rimasti operano in una condizione di grave disagio e di grande stress psico-fisico. Bene ha fatto dunque il Sindaco della città Alex Aurelio ad accogliere con la giusta solennità i due medici cubani che, dopo un breve corso di apprendimento della lingua italiana svoltosi presso l’Unical, in data 10 agosto 2023 hanno preso servizio presso il Pronto Soccorso del “Chidichimo”. E bene ha fatto il Sindaco a ringraziare il Presidente nonchè Commissario per la Sanità Roberto Occhiuto e il DG dell’Asp cosentina Antonello Graziano per questo segnale di attenzione. Un’attenzione che, insieme al futuribile ripristino del blocco operatorio, comunque conferma come il “Chidichimo”, nonostante la strana e incomprensibile retrocessione da “ospedale generale” a “ospedale di zona disagiata”, rimanga nell’agenda politica della sanità calabrese e possa tornare ad essere quel presidio sanitario che oggi, onestamente, si fa fatica a chiamare Ospedale. Per cominciare ad essere considerato tale, lo scatolone denominato “Chidichimo” in onore del grande e omonimo Cardiochirurgo originario di Alessandria del Carretto, deve essere riempito di contenuti, non deve essere solo un crocevia di passaggio e deve perciò prevedere ricoveri “per acuti”. A partire dal Reparto di Medicina Generale con i previsti 20 posti-letto da affincare alla Lungodegenza geriatrica con i suoi consolidati 10 posti, di cui si parla ormai da anni. Il “Chidichimo”, come tutti sanno, è infatti parte integrante della rete ospedaliera regionale; è dotato del Codice Ospedaliero che ne legittima la definizione di Ospedale; ha inoltre ambienti sufficienti e adeguati alla normativa sanitaria; da circa un anno è stato dotato di una ricca e costosa fornitura di letti elettrici e di apparecchiature elettromedicali e, oltre a 3 medici già in servizio presso la Lungodegenza, dispone di un Primario, nella perona del Dr. Filomia, che dirige la Lungodegenza e che non aspetta altro che essere destinato al suo ruolo apicale anche per la Medicina. Perchè, – ci si chiede – in attesa che venga ripristinato il blocco operatorio e vengano attivati gli altri servizi, non viene data esecuzione alla reiterata sentenza del Consiglio di Stato e non viene dato, attraverso l’invio delle unità mediche necessarie, un segnale di effettiva attenzione verso le popolazioni del vasto Comprensorio dell’Alto Jonio che restano da sempre in credito con la politica regionale e nazionale? Solo attraverso l’apertura della Medicina, che rimane un servizio basilare per qualsiasi ospedale, si potrebbe cogliere l’effettiva volontà politica di ridare quel segnale che tutti aspettano da anni e si potrebbe parlare a giusta ragione dell’effettivo arrivo di una nuova primavera.

Pino La Rocca

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