Corigliano-Rossano, due santi e una sola anima | VIDEO

Corigliano-Rossano non è solo una fusione amministrativa: è una sfida identitaria, spirituale e culturale. Nata dall’unione di due città con storie e sensibilità forti, questa realtà continua a cercare il proprio equilibrio anche sul piano religioso. Al centro della discussione, oggi, non c’è soltanto la vita civile ma anche quella ecclesiale: la Diocesi, ancora denominata “Rossano-Cariati”, dovrebbe forse riflettere la nuova configurazione e diventare “Corigliano-Rossano-Cariati”. A parlarne è il professore Gennaro Mercogliano, direttore dell’Università Popolare Rossanese, che offre una lettura storica e spirituale del momento attuale. La discussione sulla Diocesi si intreccia con un altro nodo simbolico: i santi patroni. Corigliano ha sempre avuto in San Francesco di Paola il suo riferimento spirituale, mentre Rossano si riconosce in San Nilo, fondatore dell’abbazia di Grottaferrata e figura cardine del monachesimo italo-greco. Due santi, due anime, ma anche due percorsi che convergono. «San Nilo e San Francesco — osserva Mercogliano — sono diversi per tempo, formazione e stile, ma condividono una radice profonda: l’appartenenza a una Calabria che non è mai stata periferia della fede. Entrambi hanno attraversato la storia europea, entrambi hanno dialogato con il potere, ma senza mai piegarsi ad esso». San Nilo, nato a Rossano nel 910, fu un uomo di preghiera e di azione. Viaggiò fino a Roma, dove incontrò l’imperatore Ottone III per chiedere la liberazione di Filagato, un monaco accusato ingiustamente. In quel gesto si riflette la forza morale di un santo che, pur restando ancorato alla spiritualità orientale, fu protagonista di una stagione politica cruciale per la Chiesa e per l’Impero. San Francesco, quattro secoli dopo, portò lo stesso spirito di libertà nelle corti del Nord Europa. Nel 1483 si recò a Parigi, dove divenne consigliere di Luigi XI e poi di Luigi XII. Parlava poco, ma le sue parole pesavano: chiedeva giustizia, sobrietà, pace. Anche lui, come Nilo, non cercava onori ma conversione.

Un’eredità comune

Per Mercogliano, il legame tra i due santi va oltre la cronologia. «Sono due figure politiche e spirituali allo stesso tempo. Hanno saputo unire la fede all’intelligenza storica. Entrambi rappresentano un ponte tra la Calabria e l’Europa, tra l’Oriente e l’Occidente. È per questo che oggi, in una città unificata, non si deve scegliere tra loro: bisogna riconoscerli come pilastri di una stessa identità». Questa visione non toglie nulla alle singole tradizioni. Al contrario, le valorizza. «Una città può avere più santi patroni — sottolinea Mercogliano —. La santità non si divide, si moltiplica. Corigliano-Rossano è una comunità che custodisce più radici, ma un solo destino». Ma il nodo resta: se la città è una, perché la Diocesi non dovrebbe esserlo? Oggi la denominazione ufficiale “Rossano-Cariati” risale alla riorganizzazione territoriale decisa dalla Santa Sede nel 1979. Con la nascita della città unica, il tema di un aggiornamento è tornato d’attualità. Mercogliano, con rispetto istituzionale, lascia la risposta a chi di competenza: «Non spetta a me decidere. Queste questioni riguardano la volontà dell’Arcivescovo e, in ultima istanza, del Papa. Io rispetto la storia e l’autonomia della Chiesa. Ma credo che, nel tempo, si possa arrivare a una sintesi che rispecchi la nuova realtà urbana».In effetti, la stessa Arcidiocesi di Rossano-Cariati è oggi una delle più estese del Sud Italia, comprendendo territori di montagna e di costa, centri grandi e piccoli, parrocchie con tradizioni bizantine e latine. Una realtà complessa, dove la fusione di Corigliano-Rossano ha aggiunto un ulteriore livello di unità civile e pastorale.

Una questione di identità

Dietro il dibattito ecclesiastico, si muove qualcosa di più profondo: la ricerca di un’identità condivisa. Corigliano e Rossano hanno camminato per secoli su strade parallele, spesso con orgogli separati. La fusione ha imposto una convivenza che oggi chiede armonia, non solo compromesso. Le differenze culturali e religiose non sono un ostacolo, ma una risorsa. I due santi ne sono il simbolo: San Nilo, espressione della spiritualità orientale, e San Francesco, testimone della riforma morale occidentale, rappresentano due volti della stessa fede che ha costruito la storia del Mediterraneo. Ogni comunità custodisce il proprio santo come un’eredità. Ma Corigliano-Rossano, con i suoi due patroni, può diventare un laboratorio di sintesi. «Il rischio — ammonisce Mercogliano — è di ridurre la fusione a un fatto amministrativo, dimenticando l’anima. La città non sarà davvero una se non riconosce la propria unità spirituale. E questa unità non si impone: si costruisce nella memoria, nel rispetto e nella conoscenza reciproca». Per questo il professore insiste sulla formazione: «Serve educare le nuove generazioni alla consapevolezza di vivere in una città che nasce da due storie nobili. Rossano ha dato alla cristianità figure come San Nilo, Corigliano ha generato devozioni fortissime attorno a San Francesco. Se questi valori si incontrano, ne esce una comunità più consapevole di sé».

Verso una Diocesi unita

L’ipotesi di un cambio di denominazione — da “Rossano-Cariati” a “Corigliano-Rossano-Cariati” — è oggi argomento di riflessione, più che di decisione. Non esiste ancora un percorso formale avviato presso la Santa Sede, ma il tema circola tra i fedeli, nelle parrocchie, nelle comunità locali. Molti lo considerano un atto dovuto: un riconoscimento simbolico alla nuova realtà istituzionale. Altri invitano alla prudenza, temendo di alterare un equilibrio storico. Ma tutti concordano su un punto: il nome della Diocesi non è un dettaglio, è un segno di appartenenza. «Una città con due santi — conclude Mercogliano — è una città più ricca, non più divisa. Ogni santo rappresenta una parte del nostro cammino. Ma la Madonna li tiene insieme, come tiene insieme noi. La Vergine Odigitria è la vera custode della nostra identità. Lei mostra la strada, come dice il suo nome. E ci ricorda che la fede non è di parte: è comunione». In questa sintesi si racchiude il destino di Corigliano-Rossano: una città che porta due storie, due santi, due tradizioni, ma un solo cuore.
Il futuro, ecclesiastico e civile, dipenderà dalla capacità di riconoscere questa ricchezza come fondamento, non come differenza.

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