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Editoriale: Il clima di odio e il ruolo della politica a Corigliano Rossano

A  Corigliano Rossano, si sta diffondendo un clima di odio sempre più preoccupante. Un fenomeno che, purtroppo, sta diventando il simbolo di una regressione culturale che tutti abbiamo il dovere di riconoscere e combattere. Quando la tensione sociale si alza, è compito della politica intervenire non solo per affrontare le emergenze materiali, ma anche per guidare i processi culturali che formano il tessuto della nostra comunità. Governare significa infatti anche essere responsabili della tenuta morale e culturale dei cittadini, evitando che le relazioni sociali si sfaldino sotto il peso dell’odio e dei conflitti interpersonali. Corigliano Rossano è un territorio dalle mille sfumature, ricco di diversità e contraddizioni, ma proprio per questo merita una classe politica all’altezza della complessità della sua gente. Abbiamo bisogno di serenità e di un dialogo costruttivo, non di una politica litigiosa, dispettosa, e conflittuale. Su ogni tema possono esistere divergenze di vedute, è normale e sano in una democrazia. Ma il personalismo, l’attacco fine a se stesso e la vendetta politica non fanno parte della politica matura, bensì di un’immaturità che porta solo a lacerazioni sociali. Quando il dibattito politico degenera in un campo di battaglia, perde di vista la sua funzione originaria: quella di rappresentare i cittadini e lavorare per il bene comune. È inaccettabile che ci si lasci trascinare in un gioco di potere in cui non ci sono vincitori, ma solo ferite che lacerano il tessuto sociale. La politica deve tirare il freno e fermarsi a riflettere: dove stiamo andando? Che tipo di futuro stiamo costruendo per i nostri figli, per la nostra comunità? La risposta a queste domande non può essere lasciata alla superficialità delle dispute personali.

Il rischio più grande, però, è che questo clima di odio contagi anche i cittadini, che si trovano sempre più divisi in fazioni, pronti a sostenere l’una o l’altra parte in una guerra politica che non porta a nulla di buono. Quando si innesca un circolo vizioso di odio, siamo tutti corresponsabili. I politici, i media, i cittadini: ognuno di noi ha un ruolo e un’influenza nel fomentare o nel frenare questa spirale di tensione. Un messaggio particolare va anche a chi usa la propria posizione per “mostrare i muscoli” in modo dannoso. Se proprio c’è la necessità di dimostrare forza, che lo si faccia contro coloro che hanno danneggiato il nostro territorio, contro le ingiustizie e le manipolazioni che da sempre hanno cercato di soffocare lo sviluppo di Corigliano Rossano. La vera battaglia culturale deve essere contro quei nemici, contro chi ha seppellito le opportunità e speranze di crescita di questa città. L’indole di un popolo non si governa facilmente, ma è proprio quando i sentimenti degenerativi iniziano a diffondersi che la politica ha il dovere di intervenire per arginare il declino e rilanciare il dialogo. Invece di gettare benzina sul fuoco, bisogna costruire ponti. Bisogna fare uno sforzo collettivo per restituire alla nostra comunità quel senso di serenità e coesione di cui ha bisogno. Solo così possiamo sperare in un futuro dove la politica torna a essere uno strumento di crescita, non di divisione. Corigliano Rossano ha tutto il potenziale per essere un modello di comunità integrata e culturalmente viva, ma questo potrà accadere solo quando si abbandonerà l’odio, e si tornerà a un confronto civile e costruttivo.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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