Editoriale | Il diritto di fare ironia

Abbiamo deciso di aprire una rubrica di satira. E continueremo a farlo. Si chiama vignettismo. È un’espressione editoriale riconosciuta, legittima, persino garantita dalle leggi. Rientra nel più ampio concetto di satira, che è parte integrante della libertà di stampa e di espressione. Un diritto, prima ancora che uno stile. La proposta è arrivata da Viper68, un autore che ha scelto di collaborare con la nostra testata. Abbiamo accettato con convinzione, perché crediamo che l’ironia non sia un insulto, ma uno specchio. E a volte, fa più male lo specchio che il pugno. La rubrica non colpisce nessuno in modo personale. Non prende di mira individui. Non offende, come invece si dilettano alcuni commentatori. Rappresenta, interpreta, deforma ciò che è pubblico e già visibile. E lo fa attraverso la lente comica, come si fa da sempre nei giornali nazionali e locali. Non è una risposta agli insulti. È una risposta al metodo.

Abbiamo pubblicato alcuni editoriali – che, lo ricordiamo, non sono articoli, ma opinioni firmate – nei quali si proponeva l’intervento dell’esercito a supporto delle forze dell’ordine. Un’idea che, altrove, è già realtà. Basta farsi una passeggiata sul lungomare di Bari per vedere soldati a presidio, eppure non risulta che Bari sia “militarizzata”. E la proposta è protesa a garantire continuità alla movida, quindi nell’interesse degli operatori turistici, dei cittadini, e di chi si occupa di sicurezza.  Abbiamo scritto che il lungomare è deserto a notte fonda – lo era anche l’anno scorso, peraltro. E abbiamo pubblicato un articolo (ripeto: un articolo, non un editoriale) in cui si riportava semplicemente che il costo di un ombrellone e due lettini va dai 10 ai 12 euro (prezzi che tra l’altro ritengo accessibili), e altro (dalle bibite ai posti letto). Poiché, quest’ultimo, era un articolo e non un editoriale, non c’erano giudizi. Non c’erano opinioni. C’erano solo fatti. Eppure, è bastato questo per ricevere un’ondata di attacchi personali e professionali, da chi evidentemente ha smarrito il confine tra confronto e diffamazione. E cosa strana gli attacchi provengono tutti da simpatizzanti o soggetti contigui all’attuale sindaco Stasi, con cui ho rapporti cordiali (almeno per quanto mi riguarda) e che non ho mai attaccato  negli articoli contestati. Se poi ogni cosa che si scrive o si pensa che debba essere ricondotto al sindaco Stasi è un problema di chi commenta. E poi, quand’anche dovessi iniziare a farlo, devo essere linciato mediatamente?  Noi analizziamo i fatti, alcuni dei quali hanno responsabilità storiche. Ma non sono tra quelli che va alla ricerca di responsabilità per attribuire colpe, questi ragionamenti hanno stancato. Guardo al presente e al futuro, osservo e indico eventuali soluzioni perché me lo consente il diritto di critica. Ma non insulto né offendo nessuno! Ma non sono neanche il tipo che porge l’altra guancia, sia chiaro.

E allora nasce questa rubrica. Non per vendetta, come erroneamente qualche persona interessata ha commentato, non per replica, ma per dire che si può rispondere con l’umorismo. E che si può, anzi si deve, commentare nel merito delle questioni, senza mai cadere nell’insulto. Accusare una testata di disinformazione richiede argomenti, non slogan. Ci si documenti prima. Poi, si risponda sul merito. Offendere non è un’opinione. È un fallimento. Con “Viper68” apriamo la porta a soggetti pubblici e cittadini, che ogni giorno commentano in spazi pubblici. Chi si esprime pubblicamente, può essere oggetto di lettura, interpretazione, rappresentazione.
È la base di ogni discorso libero. Non è una minaccia, come qualcuno ha scritto anche qui offendendo. Non è una provocazione. È una scelta editoriale. È linguaggio giornalistico. È libertà. Se ne ride. Oppure si passa oltre.

Ma oggi siamo arrivati a barman, banconisti, medici, necrofori, ex addetti al cimitero o magari l’ultimo arrivato che dispensano lezioni di giornalismo, si improvvisano fumettisti, vignettisti, definiscono cos’è un articolo e cosa non lo è, tentano di insegnare come si fa satira, come si fa giornalismo, senza uno straccio di studio, di titolo o di conoscenza.  Un’invasione di campo permanente, fatta di tuttologi da tastiera, e per giunta molto suscettibili. Per non parlare di qualche ex addetto stampa, che forse vorrebbe tornare a esserlo, ma che – non riuscendoci per merito – prova con i soliti mezzi di cui ho sempre avuto profondo disprezzo. Strade conosciute. Percorsi prevedibili. Vecchie scorciatoie mascherate da indignazione. Noi andiamo avanti. Con le notizie, con le opinioni firmate, con le vignette. Con l’articolo, con l’editoriale, con la satira. Con quel giornalismo vissuto da anni, fatto non solo di chi vive la realtà, ma anche di chi si forma partecipando attivamente a corsi di formazione, facendo investimenti e sacrifici. E tutto ciò  non può certo essere messo alla berlina da chicchessia. Detto ciò, ridiamoci su.  “Viper68” è solo un personaggio nato per … riflettere …

Matteo Lauria
Direttore – I&C

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