Editoriale. Multe stradali: Quando la sicurezza diventa un business. E i sindaci?

La sicurezza stradale dovrebbe essere una priorità, un impegno costante finalizzato a tutelare la vita di tutti i cittadini. Tuttavia, sembra che la lotta alla violazione del codice della strada stia prendendo una piega più incentrata sul profitto che sulla sicurezza stessa. Le multe per violazioni spicciole al codice della strada sono diventate un vero e proprio business, un modo per alcuni comuni di fare cassa a spese dei conducenti. L’attenzione si focalizza soprattutto su rilevatori discutibili, gestiti in alcuni casi persino da società che sono al centro di indagini per truffa. È giunto il momento di chiedersi se il fine di questi strumenti sia davvero garantire la sicurezza stradale o se si tratti semplicemente di un modo per infliggere sanzioni a chiunque superi il limite di velocità  per avere superato il limite di 1 km/h sulla 106 che è diventata una fucina per alcuni comuni per fare cassa. Un’autentica vergogna avallata dagli all’amministratori locali incapaci di far quadrare i conti in altro modo.

I cittadini, specie quelli meno fortunati economicamente, si trovano a subire un calvario inaccettabile. Un leggero e involontario superamento del limite di velocità si trasforma in una multa da pagare per evitare impicci, mettendo a dura prova le finanze di chi già fatica a tirare avanti. Questo sistema penalizza in maniera sproporzionata chi vive in situazioni economiche precarie, mentre chi può permettersi di pagare la multa la considera una scomoda formalità.

Il problema si acuisce quando i comuni, spesso al di fuori della loro competenza diretta, lucrano su strade di pertinenza Anas, utilizzando postazioni non omologate. E non è un caso se, in alcune realtà sono stati sequestrati strumenti di rilevamento. È assurdo pensare che si spendano milioni di euro per ampliare strade a quattro corsie solo per limitarne la velocità a 90 km/h. Questo non solo è uno spreco di risorse pubbliche, ma mina anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Una pratica discutibile è rappresentata dalle auto a noleggio dotate di apparecchiatura “scout-speed”. Questi veicoli sembrano essere utilizzati più per scopi di reddito comunale che per la reale promozione della sicurezza stradale. È inaccettabile che alcuni sindaci girino la testa dall’altra parte pur di rimpinguare le casse comunali, ignorando le difficoltà quotidiane di chi, per sopravvivere, è costretto a fare sacrifici.

L’esasperazione è ai limiti quando si osserva il comportamento di giovani agenti di polizia municipale, da poco assunti, che elevano verbali senza essere presenti sul luogo e, ancor peggio, giungono sul posto con un’ora di ritardo da un incidente. Questo non solo è un abuso che lede lo stato di diritto, ma mina la fiducia dei cittadini nella legalità delle azioni delle forze dell’ordine. E’ necessario porre fine a questa deriva. La sicurezza stradale deve essere un obiettivo comune, non un pretesto per alimentare casse comunali a spese dei cittadini onesti. È ora di ripensare al sistema delle multe stradali, garantendo trasparenza, legalità e soprattutto la sicurezza di tutti i cittadini, senza trasformare questa importante causa in un business discutibile. Per non parlare di alcuni soggetti vestiti d’autorità che indossano le divise grazie a concorsi estremamente discutibili e che, d’un tratto, si trasformano in portatori di legalità.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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