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Editoriale. Produttori di notizie, attenzione: La punizione per l’esercizio abusivo della professione giornalistica è certa

 In Italia, il rispetto delle regole è un principio fondamentale del nostro Stato di diritto, ma purtroppo, viene spesso ignorato o violato, anche da coloro che dovrebbero esserne i custodi. Un caso emblematico è quello dell’esercizio abusivo della professione giornalistica, una pratica che mette a repentaglio la credibilità dell’informazione e la professionalità del settore. La professione giornalistica in Italia è regolata da un ordine professionale riconosciuto, che comprende giornalisti professionisti e pubblicisti. Gli iscritti sono tenuti a pagare quote annuali e discrezionalmente sindacali e a partecipare a corsi di formazione continua obbligatoria. L’ordine garantisce che solo chi ha le competenze e la formazione necessarie possa esercitare la professione, proteggendo così il diritto dei cittadini a un’informazione corretta e professionale. Chi non è iscritto all’ordine dei giornalisti non può redigere e diffondere contenuti informativi. Farlo significa violare l’articolo 348 del codice penale, che prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da 10.000 a 50.000 euro per l’esercizio abusivo della professione. Questa normativa è chiara e rigorosa, e le condanne non sono mancate, come dimostrano più casi resi noti anche dall’Ordine dei Giornalisti. Anche la Corte di Cassazione è intervenuta su questa materia, ribadendo l’importanza del rispetto delle regole. Un ulteriore aspetto preoccupante è la divulgazione, da parte di enti pubblici, di comunicati stampa anonimi o redatti da persone non iscritte all’ordine dei giornalisti. Questo rappresenta una palese violazione della legge n. 150 del 2000, che regola le attività di comunicazione e informazione delle pubbliche amministrazioni. Anche in questo caso, si configura il reato di esercizio abusivo della professione. Purtroppo, si osserva una certa disinvoltura nel violare queste norme, anche da parte di dirigenti e funzionari che, per il loro ruolo, dovrebbero essere ben consapevoli delle leggi vigenti. Questa mancanza di rispetto per le regole mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel sistema dell’informazione. In un Paese che si fonda sullo Stato di diritto, il rispetto delle regole deve essere una priorità assoluta. L’esercizio abusivo della professione giornalistica non è solo un reato, ma anche un atto che danneggia la qualità dell’informazione e la credibilità del settore. È fondamentale che tutti, dai singoli cittadini ai dirigenti pubblici, rispettino e facciano rispettare le norme, per garantire un’informazione trasparente, professionale e corretta. Una cosa è redigere e diffondere una notizia, altra cosa è l’esercizio costituzionalmente garantito della libertà di espressione e di pensiero.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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