È tornata in auge la vicenda legata alla rocambolesca revisione della geografia giudiziaria del 2012. La questione si incunea tutta nel dibattito di aggiudicare un finanziamento di 9 milioni di euro per allargare gli spazi del tribunale di Castrovillari. Con determina n. 77701 del 22 marzo 2023 è stata, infatti, avviata un’indagine di mercato per la selezione di 5 operatori economici per l’affidamento diretto di servizi di architettura e ingegneria al fine di pervenire alla redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’ampliamento degli spazi del presidio giudiziario di Castrovillari. A metà mese il Governo determinerà se accogliere l’istanza di finanziamento, destinando al tribunale di Castrovillari la somma richiesta.
Chiariamo subito che la nostra non è una posizione di bandiera atta a rappresentare le pur legittime motivazioni che giustificherebbero ampiamente l’apertura di un presidio di giustizia nell’area jonica sibarita. Chi ci legge conosce quanto il nostro sia un pensiero scevro da ragionamenti infestati da pennacchi e campanili, ma impostato unicamente verso l’opinione critica e pur sempre suffragata da dati inoppugnabili. Quindi, con il testo che segue, ci sforziamo di mettere in luce la necessità di fare chiarezza e richiamare lo Stato a quelle che sono le proprie responsabilità. È paradossale, ma, nella vicenda in questione, il termine “giustizia” appare totalmente abusato e non rispondente a quello che dovrebbe essere un imperativo: la questione morale. È bene ricordare che al tempo dell’incauta soppressione dell’ex presidio di Rossano, un alto Funzionario di Stato, al tempo Presidente del tribunale del Pollino, definì, nella relazione inviata al Ministero, il costruendo palazzo di giustizia “sovrabbondante” per accorpare i due ex fori. Tale sciagurata operazione forni l’alibi affinché lo Stato optasse per la chiusura della sede jonica. Tutti sappiamo, e le carte lo comprovano, che il nuovo tribunale di Castrovillari era stato pensato per ospitare le esigenze di un foro che aggregava 120mila ab. Nelle delibere autorizzative, che al tempo diedero il nulla osta alla costruzione del nuovo presidio del Pollino, nessuno si era mai sognato di stipare al suo interno un foro che avrebbe avuto competenze su circa 250mila abitanti. Furono proprio le mendaci dichiarazioni dell’alto Funzionario che fornirono le attenuanti affinché si procedesse alla scriteriata chiusura dell’ex presidio di Rossano. Purtuttavia, negli anni, i tentativi di moto popolare avviati alle latitudini joniche e portati avanti per chiedere la riapertura del soppresso presidio, sono risultati vani. Quanto detto, non già per mancanza di numeri, ma per le deboli ed inadeguate motivazioni addotte al fine della richiesta di riapertura.
Si è partiti con la scusa della fusione, sostenendo che la stessa avrebbe riportato il presidio in riva allo Jonio per il solo fatto che la Città di Corigliano-Rossano era diventata la terza in Calabria. Maldestramente e scioccamente, non si è tenuto in conto che i parametri demografici di un foro non sono dettati dall’ampiezza della Città ospitante il tribunale, ma dall’ambito ad essa afferente. Si è obliato, infatti, non sappiamo se per ignoranza o malafede, sul fatto che l’estinto comune di Corigliano Calabro fosse già parte integrante del soppresso foro jonico. Poi, è partita la crociata alla criminalità ampiamente diffusa sul territorio in oggetto. Tuttavia, anche la descritta motivazione, è risultata del tutto inadeguata. Non è un mistero, infatti, che la problematica esplicata sia materia di esclusiva competenza della DDA.
L’unica vera motivazione sulla quale andava impostata la reale battaglia di dignità negata ad un territorio (la Questione morale) è stata sempre colpevolemente sottaciuta. Oggi i nodi vengono al pettine. Quello che nelle dichiarazioni avrebbe dovuto essere il tribunale sovrabbondante negli spazi, invero si rivela essere un luogo angusto e del tutto inadeguato alle esigenze di un foro di 250mila abitanti. Invero, va riconosciuto merito al Senatore Rapani per aver impostato una interrogazione parlamentare al Ministro competente su questa sciagurata vicenda. Contrariamente, durante il Governo giallo-verde, nonostante la folta Rappresentanza parlamentare jonica e l’espressa volontà di rivedere la geografia giudiziaria inserita nell’allora programma elettorale, nulla si fece e tutto si consumò nell’imperante ignavia.
Oggi, purtroppo, l’eventuale monetizzazione del finanziamento ministeriale per l’ampliamento del tribunale di Castrovillari non solo comproverebbe le menzogne dichiarate sulla potenziale capienza dell’edificio, ma, se accolta, rappresenterebbe la pietra tombale su una possibile riapertura di un tribunale in riva allo Jonio. Vieppiù, ci sarebbero tutti i presupposti per parlare di sperpero di denaro pubblico. Non avrebbe senso, infatti, potenziare la cubatura di un presidio che sarebbe assolutamente adeguato alle esigenze dell’ex foro di Castrovillari, per cui era stato progettato. Inoltre, lo stabile resterebbe totalmente decentrato rispetto al baricentro dell’area che include i due ex fori di Castrovillari e Rossano. Vieppiù, il tutto si consumerebbe, in barba ad ogni principio di buonsenso, in presenza di un edificio, in perfetto stato di conservazione, già sede del soppresso tribunale jonico e immediatamente riutilizzabile.
Si tratterebbe solo di fare chiarezza: ammettere l’errore, appurare la questione morale, dare risalto alla verità e mettere fine ad una vicenda grottesca. Nel caso contrario, invece, si perpetuerebbe nella viltà e nella menzogna. Le stesse squallide ragioni che al tempo giustificarono la vergognosa chiusura di Rossano. La Politica jonica, i Candidati alla carica di Primo Cittadino nelle persone del Sindaco Stasi e dell’On. Straface, ma anche le forze sindacali e gli Ordini Professionali piuttosto che avviare battaglie di Pirro, dovrebbero avere il coraggio di trattare una tematica delicata come quella appena descritta. Un tema, quello dello sciocco servilismo e gregariato ai poteri consolidati, che comprova l’impalpabilità e l’inefficienza politica del territorio in questione. Ancora, che restituisce in maniera lampante l’assoggettamento ai dettami centralisti e l’incapacità di sostenere reali battaglie di crescita ed emancipazione. Non fosse altro che per non farci definire, da chi ha giocato sulla pelle dei cittadini jonici, un popolo di utili idioti e con l’anello al naso.
Ufficio Stampa – Jonia-MagnaGraecia