di SERAFINO CARUSO
Ebbene, a poche ore dall’evento, è stato consumato un atto inedito rientrante in un disegno di veleni, del cui rischio avevamo messo in guardia sin dalla fase preliminare della campagna elettorale. Siamo al capolinea: prende corpo la volgarità, l’ipocrisia, la falsità, il dileggio, lo sciacallaggio vestito da gogna mediatica. Un atto criminale che ha mandanti ed esecutori materiali.
La sottocultura è ancora in auge e il tentativo subdolo di trasformare la città di Rossano in un paesotto è ancora nella testa di qualche mentecatto. Si usa un sito cosentino per gettare fango a tempo e solo su alcuni. Meno male, diciamo noi, almeno si contiene la recrudescenza.
L’esecutore materiale lancia dalla rete una brutale invettiva contro i Lapietra attribuendo a un componente della famiglia, estraneo tra l’altro a ogni tipo di struttura societaria, una serie di reati inesistenti. La famiglia, dalla fedina penale pulita, la si fa passare come “mafiosa” e il giornale edito dalla stessa composto da giornalisti che quasi fanno parte di una consorteria.
Personalmente, ho assunto la direzione della testata nell’ottobre scorso, succedendo al Sig. Lenin Montesanto che l’aveva guidato per un lungo periodo. Chissà perché solo in questi giorni il sito cosentino si è preoccupato di scrivere del «giornaletto» L’Eco dello Jonio, termine tanto caro al giornalista cosentino quanto al Sig. Lenin Montesanto.
Su queste accuse gravi, la magistratura avrà il compito di fare chiarezza rispetto ai contenuti dell’articolo come atto di autotutela.
Sappiamo fin troppo bene che dietro questi attacchi si cela una cabina di regia di matrice jonica i cui componenti non ci sono affatto sconosciuti; per individuarli, basta lavorare per esclusione.
Eravamo consapevoli da tempo immemorabile che l’attuale campagna elettorale avrebbe assunto toni squallidi e, purtroppo, non ci sbagliavamo.
Siamo tentati a scendere allo stesso livello, ma ci rimetterebbe una città oggi in difficoltà, debole, fragile, vulnerabile. La nostra coscienza ci impone senso di responsabilità. Che altri evidentemente non hanno.
L’Eco dello Jonio ha sempre avuto un atteggiamento di alta imparzialità nei confronti dei sette candidati. La testata era per il “non voto”, per il boicottaggio dell’urna, non solo come forma di protesta contro uno Stato che continua a colpire la Sibaritide, ma anche perché consapevole dei pericoli cui si andava incontro con una classe politica rissosa, litigiosa e frazionata.
Una brutta pagina per la storia politica di una Città che conserva tradizioni storico-culturali di elevato spessore e che ospita un tesoro inestimabile come il Codex, riconosciuto patrimonio dell’Umanità.