di Antonio Caruso
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Spesa media più bassa e il peso degli alimentari
Nel 2024, le famiglie del Nord-est spendono in media 834 euro in più rispetto al Sud (il 37,9% in più) e 711 euro in più rispetto alle Isole (il 30,6% in più). Nel Sud, il divario con il Nord-est, che nel 2023 era pari al 34,8%, torna dunque sui livelli pre-Covid (nel 2019 si attestava al 37,7%), mentre nelle Isole, dove nel 2023 si spendeva il 27,9% in meno rispetto al Nord-est, il gap si mantiene ancora decisamente al di sotto dei livelli del 2019 (quando era il 36,2%).
Nel Sud, infatti, quasi un quarto del budget familiare è destinato unicamente a cibo e bevande: la quota per prodotti alimentari e bevande analcoliche assorbe il 25,4% della spesa totale, contro appena il 19,3% della media nazionale. Questo dato raggiunge il picco drammatico in Calabria, dove la percentuale sale al 28,2%, il valore più alto d’Italia, segno di un potere d’acquisto ridotto e di un budget interamente vincolato alla sopravvivenza.
Puglia e Calabria in fondo alla classifica
Nel 2024 le regioni con la spesa media mensile più elevata si confermano Trentino-Alto Adige (3.584 euro) e Lombardia (3.162 euro), mentre Calabria e Puglia sono quelle con la spesa più
contenuta, rispettivamente 2.075 e 2.000 euro mensili.
La necessità di stringere la cinghia si riflette chiaramente sui consumi non primari. Il 57,6% delle famiglie del Mezzogiorno ha dichiarato di aver limitato in modo significativo la spesa per abbigliamento e calzature.
L’unica nota parzialmente in controtendenza riguarda le spese per l’abitazione. Nel Sud, l’incidenza dei costi per affitti e mutui è la più bassa del Paese. Solo il 9,3% delle famiglie proprietarie sta pagando un mutuo, e chi è in affitto spende in media 358 euro mensili (contro i 450 euro del Nord). Un elemento che, pur alleviando le uscite fisse, non basta a colmare il divario strutturale con il resto d’Italia.
I dati Istat confermano che, nonostante la spesa nazionale si sia stabilizzata, il Sud continua a lottare con la necessità di destinare la maggior parte delle proprie limitate risorse al pane quotidiano, frenando il consumo e lo sviluppo economico.





