Con una norma approvata dal Parlamento, la Regione Calabria potrà passare da sette a nove assessori. La modifica riguarda tutte le Regioni con una popolazione superiore a un milione di abitanti, come stabilito in una disposizione inserita all’interno di un pacchetto più ampio, che riguarda la composizione di Giunte e Consigli. Il provvedimento, sostenuto dal centrodestra, è stato pensato per allineare il numero degli assessori regionali alla dimensione demografica. L’attuale limite, fissato a otto per le Regioni fino a due milioni di abitanti, è stato innalzato a nove per quelle con popolazione superiore a 1,8 milioni, come la Calabria secondo l’ultimo dato Istat.
Il cambiamento avrà effetto a partire dal 2026, con l’adeguamento che dovrà essere recepito nello Statuto. La modifica include anche un allentamento delle norme sulla cosiddetta incompatibilità: sarà possibile nominare assessori anche tra ex consiglieri regionali e sindaci, purché siano passati due anni dalla fine del loro mandato. La misura ha sollevato critiche tra le opposizioni, che parlano di un “regalo politico” alle Regioni governate dal centrodestra. Tuttavia, la ratio viene giustificata con l’esigenza di rafforzare le capacità amministrative delle giunte in territori complessi e articolati.
Alcuni osservatori parlano di un possibile effetto domino su altre modifiche future: ad esempio, l’ipotesi di superare il vincolo di genere o di rivedere il rapporto tra numero di consiglieri e popolazione. Il cambiamento si inserisce in una riforma più ampia, che interviene anche sulla legge Severino: si riduce il periodo di ineleggibilità per gli amministratori locali condannati. La modifica, intanto, è destinata a ridisegnare gli equilibri politici anche in vista della prossima legislatura: più posti in Giunta significano più spazi da distribuire tra partiti e aree di riferimento. Il nuovo assetto potrà portare dentro l’esecutivo regionale figure ora escluse, con la possibilità di assorbire tensioni interne e riequilibrare rappresentanze.
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