Per rendere le cose più facili e più comprensibili, questa volta, invece di parlare in termini impersonali, immaginiamo di avere avanti a noi un Paziente in carne ed ossa, come suol dirsi, il Signor M. che ci è venuto a trovare in studio chiedendoci una visita.
Avendo letto le pagine precedenti del nostro Diario, il Signor M. si è riconosciuto in esse:
È infatti molto spaventato per questa infezione da Coronavirus e, pur prendendo tutte le precauzioni del caso, è costantemente terrorizzato al pensiero di ammalarsi. Si è poi riconosciuto in tutti i sintomi descritti e riguardanti l’ansia e ha compreso, dalla descrizione, di aver avuto degli attacchi di panico, per cui ora ha paura di rimanere solo in casa, o di uscire da solo, non usa più la metro e non mangia più la pasta, perché l’ultimo attacco di panico l’ha avuto mangiando gli spaghetti, ma da qualche tempo sente che la situazione è cambiata, forse peggiorata, in maniera però non chiara e per questo ha chiesto un incontro.
Mentre conversiamo per qualche minuto del più e del meno, per sciogliere il ghiaccio, approfitto per osservarLo e noto subito che ha la barba lunga, non rasata da due o tre giorni e le mani ben curate, ma con le unghie sporche, indice di una trascuratezza non abituale. L’abito di ottima stoffa e di buona fattura, è però sgualcito e non stirato da tempo. Le scarpe, anch’esse di pregio, sono sporche e il nodo della cravatta è mal fatto.
Dopo le domande di prammatica sulle malattie passate, sulle abitudini di vita ecc. Lo lascio libero di parlare dei Suoi disturbi.
Esordisce dicendomi che da tempo non dorme più bene. Si addormenta facilmente, ma si sveglia più volte nel cuore della notte, a ore fisse e di soprassalto, e poi al mattino si sveglia definitivamente molto prima che suoni la sveglia.
Al mattino, poi, Gli pesa tantissimo l’idea di dover affrontare la giornata e vorrebbe rifugiarsi sotto le coperte. Il mattino è il momento peggiore della giornata, mentre stranamente la sera si sente un po’ meglio.
L’idea di dover andare al lavoro, cosa che prima gli piaceva, ora lo terrorizza, perché non riesce a concentrarsi, non riesce ad applicarsi a lungo, gli sembra di non essere più capace e si sente insicuro su tutto.
Decidere è una tragedia. E poi, stranamente, il lavoro che prima lo appassionava, ora gli è diventato odioso, ma al tempo stesso non trova più interesse per niente. Non riesce più a leggere i Suoi amati libri, che giacciono abbandonati e la stessa collezione di francobolli, da tempo non viene più visitata.
Prima era un compagnone, l’anima delle comitive di amici e ora non vuole più vedere nessuno, e se gli capita di non poterne fare a meno, soffre tremendamente e vorrebbe stare solo, ma paradossalmente, quando è solo soffre la solitudine.
Prima era considerato un uomo forte e ora si commuove spesso, come una femminuccia di fronte a qualunque cosa. Si sente sempre stanco e gli pesa fare qualunque cosa, anche una telefonata gli mette pensiero.
Gli piaceva tanto cucinare ed era di ottimo appetito, mentre ora i soli odori della cucina gli danno la nausea e non sente più i sapori. Con un certo imbarazzo mi dice che è divorziato e ha una relazione con una donna molto più giovane di lui, che prima lo attraeva molto e aveva una vita intima molto soddisfacente. Ora la sola idea di un rapporto lo fa inorridire.
Con una certa riluttanza mi confessa, che da poco è venuto meno un Suo caro amico e Gli capita di pensare a lui con invidia e, pur non avendo pensato mai di togliersi la vita, quasi quasi spererebbe che il Coronavirus, di cui aveva tanta paura, lo portasse via, tanto ora ogni giorno gli sembra pedissequamente, monotonamente uguale all’altro e non riesce ad immaginare il futuro. Mentre invece pensa ossessivamente al passato e ai tanti errori commessi. È consumato dai sensi di colpa.
Ho detto al Signor M. che ha fatto benissimo a chiedere aiuto, perché quello che era cominciato come un semplice stato di ansia, si era tramutato in una evidente depressione, che è una malattia come le altre, assolutamente curabile e guaribile, a costo di curarla bene.
Gli ho prescritto dei farmaci antidepressivi e ansiolitici, spiegandoGli bene, che sono farmaci innocui, che non danno assolutamente dipendenza e che solamente sono proibiti gli alcolici.
Lo rivedrò tra quindici giorni. Questa sera, a visite terminate, appunterò sulla scheda a Suo nome, tutto ciò che mi ha raccontato.