Il de Rosis, nella sua Storia di Rossano del 1838, parla della chiesa di “San Michele Arcangelo de Condigno” che si trovava sopra la Porta dell’Acqua, al Tirone, ma che già allora aveva perso la sua funzione ecclesiastica ed era diventata «un magazzino di proprietà del sig. Cerasaro». “Condigno” è una parola composta dalla preposizione cum e dall’aggettivo dignus, che significa di pari dignità ed è un premio “di pari dignità” che viene attribuito al giusto, proporzionale all’opera compiuta dallo stesso.
Anche se la chiesa al Tirone era diventata un magazzino, a Rossano c’era comunque un luogo sacro dedicato a San Michele nell’attuale quartiere proprio di San Michele, tra Santo Nico e Porta Penta, che il de Rosis indica come “chiesa di S. Michele Arcangelo in Mambronà” in quanto è da presumere che quella zona, in un tempo lontano, si chiamasse Mambronà avendo preso il nome da una famiglia estinta che forse lì abitava.
Questa chiesa venne restaurata nel 1750 per decisione del vescovo Stanislao Pollastri perché «le dirotte piogge avevano rovinata», sempre secondo i racconti del de Rosis. In memoria di tale circostanza, su una parete laterale esterna dell’edificio è riportato lo stemma proprio di questo vescovo.
Attualmente la chiesa è stata da poco restaurata ed è tornata a nuova vita. Ovviamente al suo interno San Michele domina. Un bellissimo dipinto del Santo si può ammirare sull’altare ed è la rappresentazione di San Michele che, con la spada nella mano destra, calpesta Satana mentre con la mano sinistra regge uno scudo sul quale è riportata la famosa frase “Quis ut Deus?”, “chi è come Dio?”, che – secondo la dottrina cristiana – l’arcangelo Michele pronunciò scagliandosi contro Lucifero quando questi mise in discussione il potere di Dio.
San Michele domina anche sul soffitto della chiesa. Infatti nel centro del bel soffitto in legno c’è un altro dipinto che raffigura l’Arcangelo, questa volta alato, che – assistito da Sant’Antonio e San Francesco di Paola – scaglia fulmini contro Lucifero e gli angeli ribelli. Anche qui San Michele ha uno scudo con la scritta “Quis ut Deus?”. Trattasi di un dipinto in olio su tavola dei primi dell’800.
Entrando in chiesa, in un’arcata della parete destra, è inoltre possibile ammirare un dipinto in olio su tela del 1850 che rappresenta l’Addolorata e i Santi Girolamo e Francesco di Paola, a testimonianza di come San Francesco di Paola sia spesso presente nella pittura ecclesiale calabrese. Questo dipinto è firmato con la sigla “GMP” che con molte probabilità riporta a un pittore di una bottega rossanese che ha firmato con la stessa sigla anche il quadro del 1863 (quindi dello stesso periodo) dell’Assunta con San Martino e Santa Teresa presente sull’altare della vicina chiesa di San Martino.
Infine non si può non concludere questo breve articolo con un plauso alla recente opera di restauro che ha permesso a questa chiesa di offrire maggiore lustro a un quartiere periferico del Centro Storico e ha offerto alla Città un ulteriore spazio utilizzabile, oltre che per fini religiosi, anche per eventi culturali come si è verificato la sera del 24 aprile u.s. con un concerto della bravissima soprano Marilù Brunetti che si è tenuto proprio nella chiesa di San Michele Arcangelo.
PS. La chiesa è quasi sempre chiusa. È possibile però visitarla virtualmente alla pagina
https://anticabibliotecacoriglianorossano.it/chiese-di-rossano/la-chiesa-di-san-michele/
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C
Martino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi,
coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito www.AnticaBibliotecaCoriglianoRossano.it che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili.
2 risposte
Breve ma squisita delizia narrativa, storicamente e filologicamente sostenuta dal consueto amore per la propria città e relative vicende.
garbo e sensibilità nei brevi aneddoti che raccontano Rossano a chi vive lontano