L’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza si trova al centro di una grave situazione: l’invio di lettere anonime ai commissari dei concorsi per i medici, un fenomeno che sta determinando un vero e proprio blocco nell’assegnazione delle cariche ospedaliere. Il direttore sanitario dell’Asp, Martino Rizzo, ha denunciato il caso e spiegato gli effetti devastanti di queste intimidazioni.
«Ci siamo resi conto di questo problema perché uno dei commissari, individuato tramite l’estrazione, ci ha comunicato di aver ricevuto una lettera in cui si paventavano brogli da parte dell’Asp. Questo ci ha preoccupato molto. Abbiamo anche ricostruito il perché molti commissari, dopo aver accettato l’incarico, rifiutassero di partecipare alle commissioni», ha dichiarato Rizzo. A seguito di questa scoperta, l’Asp ha denunciato il caso ai carabinieri per gli atti successivi, sospettando che dietro queste lettere ci possa essere qualcuno interessato a ostacolare i processi di risoluzione dei numerosi problemi che affliggono la sanità locale.
Il fenomeno delle lettere anonime ha avuto effetti importanti: «Non riuscendo a costituire le commissioni, ritardiamo la nomina dei primari soprattutto, il che comporta difficoltà organizzative. Un reparto senza un primario che dia una guida e un indirizzo diventa difficile da gestire», ha aggiunto Rizzo. Questa situazione ha un impatto diretto sulla qualità del servizio sanitario, già sottoposto a pressione per la carenza di personale e risorse.
Riguardo al contenuto delle lettere, Rizzo specifica: «Le estrazioni vengono fatte dall’albo nazionale dei primari. Ovviamente un primario di una certa regione, pensando alla Calabria per tutto quello che si dice, nel momento in cui gli arriva una lettera che paventa brogli, automaticamente rinuncia. Molti lo fanno per spirito di servizio. La diaria per un concorso è di 258 euro. Un primario di anestesia che con prestazioni aggiuntive guadagna 1.200 euro a notte viene a fare un concorso per 258 euro? Chi viene lo fa per spirito di servizio e non vuole trovarsi poi in questioni legali».
Questo clima di sospetto e intimidazione ha conseguenze a catena, limitando il funzionamento e la riorganizzazione del sistema sanitario della Calabria. Proprio per far fronte a tale situazione, la Regione ha dovuto ricorrere nel tempo al reperimento di medici cubani, per coprire le lacune del personale sanitario. «Meno male che siamo riusciti a reperire i camici bianchi cubani, perché in questo momento ci stanno dando il tempo necessario per riuscire a riorganizzare la sanità», ha commentato Rizzo.
Tuttavia, il tempo stringe: il contratto con i medici cubani scadrà l’anno prossimo, lasciando la sanità calabrese con poco meno di un anno per riorganizzare un sistema che non è stato riformato in oltre un decennio. L’urgenza di risolvere il problema delle lettere anonime diventa dunque evidente, così come la necessità di ristabilire un clima di legalità e fiducia che permetta ai commissari di svolgere il proprio ruolo senza pressioni o timori di ritorsioni.
La sanità calabrese non può più attendere e l’ostruzionismo di chi invia queste lettere deve essere contrastato con decisione. Senza un cambio di passo, il rischio è di aggravare ulteriormente una situazione già di per sé estremamente critica.