Li chiamano «Quelli di sotto». E tanto basta per evocarne la presenza. Tra le intercettazioni dell’inchiesta “Gentlemen 2” ve ne sono alcune che, secondo i magistrati della Dda, fotografano l’attualità degli equilibri criminali nella Sibaritide. Dalle conversazioni emerge un quadro mutevole in termini di rapporti di forze, ma pressoché invariato rispetto a chi comanda per davvero. Un compito che, oggi come ieri, sarebbe una prerogativa dei cirotani.
«Sono una di quelle famiglie che quando si siedono decidono chi deve vivere e chi deve morire» dice di loro uno degli indagati a un altro uomo, come lui, coinvolto nell’inchiesta. Chi parla, ignaro di essere intercettato, mostra di essere beninformato su fatti di malavita, sia del presente che del passato. Tutto il suo discorso altro non è che una celebrazione del potere di Quelli di sotto. Loro possono andare «a Polsi», prendere parte alle riunioni importanti con i clan reggini, privilegio che ai cosentini di tutte le latitudini – «batterie sciolte» – è invece inibito.
In termini criminali, la Sibaritide sarebbe una “colonia” cirotana da più d’un trentennio, fin dai tempi della faida tra Peppino Cirillo e Santo Carelli. È grazie all’appoggio offerto a quest’ultimo, poi vittorioso, che Quelli di sotto avrebbero ottenuto come ricompensa il 50% degli introiti di tutte le attività criminali esercitate a Corigliano. Un patto che sarebbe in vigore ancora oggi, ma che qualcuno avrebbe osato mettere in discussione.
È sempre un dialogo fra i due intercettati a far balenare questa eventualità: «Ora ti spiego una cosa, perché c’è la guerra fra i cassanesi e Cirò? Perché i cassanesi giustamente dicono: Corigliano è dei coriglianesi, i soldi devono rimanere qua, perché devo dare il 50% a te? ». ( Cosenzachannel.it – Marco Cribari)