«Occhi di ghiaccio» rompe il silenzio: «Temo per i miei cari»

 Anche chi ha conosciuto la violenza e l’ha praticata può avere paura. Nicola Acri, 45 anni, ex capobastone della ‘ndrangheta di Rossano noto come Occhi di ghiaccio, ha lanciato un segnale chiaro durante l’ultima udienza del processo in corso davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro. Oggi collaboratore di giustizia, ha manifestato in video-collegamento il proprio timore per la sicurezza personale e quella della sua famiglia.

Al centro delle sue preoccupazioni, un evento che ha il sapore di un avvertimento: il furto dell’auto intestata alla moglie, Arianna Calarota, 45 anni, avvenuto due giorni fa proprio nella località segreta e protetta in cui la famiglia Acri è stata trasferita. Insieme al veicolo, sono scomparsi anche i documenti.

Acri teme che questa azione non sia un caso. «È un fatto grave», ha dichiarato, preoccupato che la sottrazione dei documenti possa portare alla scoperta della loro identità e della nuova residenza. Un segnale che, secondo lui, mette in discussione l’efficacia del sistema di protezione riservato ai collaboratori di giustizia.

Il timore è amplificato da una serie di episodi che, messi insieme, fanno pensare a una possibile “falla” nel sistema di sicurezza. Acri ha parlato di «altri fatti strani» avvenuti di recente, senza scendere nei dettagli, ma lasciando intendere un clima di tensione crescente.

Il contesto in cui tutto ciò emerge è quello di due processi per omicidi di mafia.

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