Per trent’anni vittima di usura. Il racconto del riscatto del conduttore Occhiuzzi sulle colonne della Gazzetta del Sud

Per trent’anni vittima di usura, ingabbiato in un sistema di debiti, minacce, umiliazioni. Trent’anni vissuti tra paure taciute, debiti che lievitavano fino a schiacciare ogni speranza. Oggi il conduttore televisivo calabrese racconta pubblicamente la sua storia, sulle pagine della Gazzetta del Sud.

Il percorso non è stato semplice. Ha scelto di affidarsi alle istituzioni, di chiedere aiuto a chi rappresenta la legge e la giustizia. Si è rivolto alla Procura della Repubblica di Paola e alle forze dell’ordine che, con straordinaria professionalità e umanità, lo hanno sostenuto e protetto. Senza il loro intervento, senza il coraggio di chi ogni giorno lavora in silenzio per salvare vite, come ogni vittima, oggi non avrebbe potuto raccontare un dramma consolidato nel tempo.

Per troppo tempo ha vissuto nell’ombra, schiacciato da un sistema che pretendeva denaro con interessi spaventosi, arrivando a tassi che superavano il 300% l’anno. Ogni pagamento era una ferita. Ogni minaccia era una catena che si stringeva sempre di più. Ha vissuto il peso dell’angoscia, della vergogna, dell’isolamento.

La paura di denunciare era radicata, alimentata da anni di intimidazioni e solitudine. Ma il coraggio, a volte, nasce quando ci si rende conto di non avere più nulla da perdere. Quando la dignità diventa più importante del timore.

Oggi, il conduttore Occhiuzzi, con questa testimonianza sulla Gazzetta del Sud, lancia un messaggio a chi vive la stessa condizione: fidarsi delle istituzioni. C’è una rete pronta ad ascoltare, a tendere la mano.

Il conduttore preannuncia la creazione di un’associazione nazionale dedicata alle vittime di usura e di racket. Un luogo dove chi soffre potrà trovare ascolto, supporto concreto, protezione. Un punto di riferimento per chi non ha più fiducia, per chi ha perso la forza di credere nello Stato. Continuerà a raccontare, a sensibilizzare, a combattere. Perché nessuno deve più vivere nell’ombra. Nessuno deve più sentirsi abbandonato.

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