Giovanni Pistoia prende posizione contro l’autonomia scolastica, definendola senza mezzi termini una “tragedia”. L’assessore alla cultura e alla pubblica istruzione del comune di Corigliano Rossano denuncia apertamente l’inefficienza e i danni provocati da un sistema che, secondo lui, ha snaturato il ruolo della scuola pubblica. Nel mirino di Pistoia c’è la concentrazione di potere nelle mani dei dirigenti scolastici, che arrivano a gestire venti plessi sparsi su territori ampi, con evidenti limiti operativi e relazionali. Per l’assessore, questa struttura annulla il contatto umano e formativo tra dirigente, docenti e alunni. L’autonomia, afferma, ha trasformato le scuole in “contenitori di studenti” senza più attenzione alla qualità dell’insegnamento. È preoccupato per l’analfabetismo di ritorno, nonostante il lungo percorso scolastico che i giovani affrontano. «C’è un’attenzione quasi ossessiva per l’aspetto strutturale delle scuole, come il riscaldamento, ma pochissimo interesse per ciò che realmente si insegna», osserva.
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Il problema non è solo tecnico ma culturale. Pistoia invita a riflettere su cosa voglia essere oggi la scuola: un luogo di formazione o un centro amministrativo. E denuncia l’ossessione per numeri e gestione contabile che ha soppiantato la missione educativa. Anche i laureati, secondo lui, spesso non possiedono le competenze minime. E lo dimostrano relazioni scritte da professionisti plurititolati, pieni di errori e privi di senso logico. Conclude affermando che questo sistema rappresenta un vero e proprio fallimento dell’istituzione scolastica, che necessita di una revisione profonda per tornare a mettere al centro la persona e la conoscenza.