A Corigliano-Rossano si sta attuando una riorganizzazione sanitaria che non può più essere rinviata. Il piano Piano Scura, che prevede la separazione tra area medica e chirurgica, «deve essere realizzato subito per garantire cure più efficaci e salvare vite umane. In attesa del nuovo Ospedale della Sibaritide, non si può rischiare che pazienti in situazioni critiche vengano penalizzati da una struttura sanitaria frammentata». È quanto afferma la presidente della terza commissione “sanità” della Regione Calabria Pasqualina Straface secondo la quale «le istituzioni hanno per anni ignorato le vere esigenze sanitarie, lasciando che la politica condizionasse la gestione ospedaliera». «Oggi dobbiamo assumerci una responsabilità che va oltre le appartenenze territoriali e politiche: dobbiamo garantire il diritto alla salute e alle cure per tutti».
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Perché è necessario agire ora?
L’urgenza di questa riorganizzazione è chiara: le emergenze non aspettano. Ogni giorno, nei reparti di ginecologia, chirurgia o terapia intensiva, ci sono pazienti che necessitano di interventi immediati. « Se una donna ha bisogno di una trasfusione urgente o di rianimazione, cosa facciamo? Aspettiamo il nuovo ospedale o garantiamo subito un’organizzazione che possa salvarle la vita?». L’attuazione del piano Piano Scura prevede che il Giannettasio di Rossano sia destinato all’area chirurgica, mentre il Compagna di Corigliano si caratterizzi nell’area medica. Questa scelta è dettata dalla necessità di ottimizzare le risorse e garantire trattamenti più rapidi e mirati. «Aspettare la conclusione del nuovo polo sanitario significherebbe continuare a operare in un sistema poco efficiente, con il rischio di ritardi nei trattamenti salvavita».
Una riorganizzazione temporanea, ma indispensabile
Nell’immediato, questa soluzione è la più sicura per i pazienti. «Negli anni, i reparti sono stati spostati a proprio piacimento e convenienza, senza una vera logica organizzativa» ha aggiunto Straface. «Oggi, invece, la divisione è necessaria per garantire cure più efficaci. L’idea di attendere la conclusione del nuovo ospedale prima di attuare questa riforma non è accettabile. Troppe vite dipendono dalla rapidità e dall’efficacia delle cure, e la politica sanitaria deve rispondere prima di tutto a questa necessità. «Non possiamo permetterci di perdere altro tempo – ha concluso Straface –. Qui parliamo di vite umane. Il diritto alla salute viene prima di ogni altra considerazione, e la riorganizzazione ospedaliera è un passo obbligato». Separare subito le strutture significa prevenire emergenze gestite male, ottimizzare le competenze del personale e garantire ai cittadini un’assistenza sanitaria più sicura ed efficace. È una scelta che non riguarda solo l’organizzazione della sanità, ma il diritto alla vita e alla sicurezza dei pazienti.