Sibaritide nel dramma, crescono i suicidi

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Occorre fare subito e in fretta. La Sibaritide è una bomba inesplosa prossima alla deflagrazione. Non c’è più tempo da perdere. Il grido d’allarme giunge da quella cronaca sottaciuta che rimane tale per un fatto di rispetto nei confronti di quei nuclei familiari al cui interno c’è chi tenta di farla finita per mancanza di lavoro, o perché licenziato. Quindi senza un futuro, senza certezze, senza possibilità di metter su famiglia. Il numero crescente dei suicidi o tentati suicidi inizia a preoccupare. Mancano dati esatti perché quasi impossibili reperirli, ma il dramma esiste e deve destare allarme. Si badi bene, non ne è esente nessuno. Tutte le famiglie possono essere colpite, poiché la crisi tocca tutti, in maniera trasversale, ovviamente meno chi ha in dote fortune.
I più reattivi, invece, vanno via con la speranza di un posto di lavoro che qui non riesce a trovare. Eppure, come spesso si afferma, le potenzialità ci sono. Il risultato: le città si stanno sempre più impoverendo demograficamente. E non è un caso se spuntano come funghi le case di cura o centri rivolti all’accoglienza di anziani. La politica deve farsi carico del dramma umano di chi decide di provare a togliersi la vita. Non è sopportabile l’indifferenza a tale stato di cose. Ne è moralmente responsabile.
Si gioca, si perde tempo, si mettono in atto strategie, si pensa alle crisi di governo locale per qualche posto in giunta, si fraseggia sul processo di fusione mentre il presidente Oliverio continua a perdere tempo nel decretare la data del referendum procrastinando ulteriormente un progetto che può aprire a nuove occasioni di sviluppo. Non si va oltre il proprio naso. Si punta sulla politica dell’immagine, ma di fondo c’è poca sostanza. Né si avverte ciò che ha significato la perdita del tribunale di Rossano, né in termini economici né sociali tanto meno occupazionali. Non lo comprende neanche una parte del sindacato confederale. Manca la programmazione concreta, capace di aggregare, di unire l’imprenditoria, quella pragmatica, dei fatti. La politica della cantierizzazione immediata di idee e progetti. Quando si fa qualcosa o, peggio non si fa, è perché si deve essere legati necessariamente al doppio filo dell’interesse. Che spesso non si coniuga con quello collettivo. Ora basta. Non c’è più tempo. Giovani e meno giovani usano un linguaggio che sa di dramma. E che purtroppo non emerge come dovrebbe, spesso per salvaguardare quella “dignità” di persone che solo il lavoro riesce a dare. Lavoratori liquidati in un batter d’occhio, da datori di lavoro senza scrupoli. Fortunatamente non tutti. Ci sono datori di lavoro che, al contrario, salvaguardano l’aspetto umano, e licenziano loro malgrado. Alt alle vetrine, dunque, e via libera a una politica attenta e responsabile.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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