Visione d’insieme. “Corigliano-Rossano e il suo hinterland”, il nuovo volume dello storiografo Carlino

CORIGLIANO ROSSANO. E’ “Corigliano-Rossano e il suo hinterland. Viaggio tra Storia, Memoria e Mondo Arbëreshë” la nuova pubblicazione dello storico Franco Emilio Carlinooriginario di Mandatoriccio e residente a Rossano. Presentato nella Sala G. Sapia di palazzo San Bernardino in Rossano, ha suscitato interesse e attenzione.

Il suddetto volume, edito dalla storica casa Editrice di Cosenza, Luigi Pellegrini, risponde alla fondamentale domanda esistenziale: «Da dove veniamo?». L’autore infatti, analizza una Corigliano Rossano che si configura – già all’epoca di riferimento dello studio compiuto – come “unica grande realtà della Provincia”, in cui memoria, identità e realismo dovrebbero – e sottolineiamo dovrebbero – compenetrarsi anche al fine di un rinnovamento economico, sociale e culturale, trainando il resto del territorio tutto.

L’area presa in esame è vasta (comprendente i comuni di Bocchigliero, Calopezzati, Caloveto, Campana, Cariati, Corigliano, Cropalati, Crosia, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, Rossano, San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, San Lorenzo Del Vallo, Santa Sofia D’Epiro, Scala Coeli, Spezzano Albanese, Tarsia, Terranova da Sibari, Terravecchia e Vaccarizzo Albanese). Ne consegue una laboriosa documentazione – circa 400 pagine –  che soddisfa ampiamente il quesito sulla provenienza e quindi, sull’identità dell’ampio tracciato sibarita, attraverso un interessante apparato fotografico e un singolare indice ragionato onomastico, toponomastico, monumentale, artistico, architettonico e archeologico.

La nuova opera dello storiografo Carlino potrebbe quindi allontanare il basso Jonio dall’inutile e ormai datato campanilismo, se solo fossimo pronti ad accoglierla. Partendo dalla storia, risulta lampante che per realizzare un ormai non posticipabile sviluppo si debba operare in sinergia tra le istituzioni politiche, sociali e culturali, senza marginalizzazione alcuna. Le risorse della Sibaritide – una volta conosciute e comprese nella loro complessità, mutevolezza e grandiosità – devono essere necessariamente amministrate,  sia in materia di conservazione che fruizione.

Non è più pensabile un discorso localistico, molto vicino a quello dell’autonomia differenziata regionale. Ne sappiamo e sentiamo già gli amari frutti. Da qui la riflessione potrebbe spingersi oltre. Il libro, dopo aver risposto magistralmente al quesito identitario, interroga le nostre coscienze: «Dove stiamo andando?».

Probabilmente, non molto lontano. Superare inutili campanilismi politici e non, sostituendo loro relazioni, forze condivise per un medesimo scopo, significa risanare un tessuto regionale invecchiato (e anche male). Ad accompagnare questo, ovviamente, una ripartizione equa di mezzi economici, studiando a tavolino le condizioni di partenza di ogni singolo luogo, per progredire insieme. Gli organi del corpo crescono contemporaneamente. Se così non avviene, esso non funziona correttamente. E allora si agisce in modo mirato.

Tutto ciò però, non può prescindere dalla conoscenza minuziosa del loco, della storia. Dal punto di partenza e dal punto di arrivo che ci si prefissa di raggiungere. Siamo calati all’interno di una storia e di una cultura, e questo libro ce lo ricorda, come ci ricorda altresì che non è solo controproducente ragionare per il singolo, ma anche anacronistico.

Virginia Diaco

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