CHIUSURA TRIBUNALE: L’URLO DEI GIOVANI AVVOCATI

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Dopo quasi due anni dall’inizio del calvario sulla chiusura del Tribunale di Rossano, qualche mese fa si è compiuto il trasferimento di tutti i fascicoli presenti nel palazzo di giustizia, atto finale della L. 148/2011 e D. Lgs. 155 e 156/2012 che mette un punto definitivo sulla vicenda de qua, cantandone così il De Profundis. A farne le spese maggiori, si sa, sono i Praticanti Avvocati abilitati al Patrocinio come me.Ciò che non quadra è il silenzio tombale di politici regionali e nazionali che fino a qualche tempo addietro tuonavano prepotentemente sull’argomento, inneggiando l’ingiusta soppressione del presidio di giustizia della piana di Sibari, ben sapendo che quest’ultima è avvenuta in maniera illegittima e calpestando la dignità di un territorio.
La chiusura è avvenuta nonostante lo stesso rientrasse ampiamente nel parametro efficientista presente nella riforma della geografia giudiziaria (utenza superiore ai 100.000 abitanti e carico di lavoro con una media periodo 2006-2012 di oltre 4.000 sopravvenienze). Difatti l’utenza era di oltre 120.000 abitanti ed il carico nel periodo suindicato era sopra le 10.000 sopravvenienze tra civile e penale. Direte, nulla di nuovo! ma andiamo oltre.
Il 21 giugno 2013 la Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia Civile del Consiglio Europeo, in merito, redigeva le linee guida riconoscendo il valore dell’accesso in termini di vicinanza dei tribunali ed affermando che non si può escludere l’introduzione di nuovi tribunali al fine di ridurre la distanza ai cittadini. Appare, dunque, lampante l’idiosincrasia emergente tra le predette linee affermate dalla Commissione del Consiglio Europeo e il DDL 1640 che aveva come ratio la risoluzione dei problemi applicativi della riforma giudiziaria in atto al tempo. Diciamoci la verità, Castrovillari non è proprio dietro l’angolo rispetto al vecchio circondario, ma questo era al corrente dei governanti in illo tempore ed è al corrente di quelli pro tempore, gli stessi che invocano spesso l’adozione dell’indirizzo europeo, ma questa volta gli sarà sfuggito.
Consapevole di ciò, l’attuale Ministro della Giustizia Orlando prima della nomina a guardasigilli e nella veste di responsabile giustizia del suo partito si fece portavoce del problema e, presumibilmente, introdusse lui stesso nel programma elettorale sulla base del quale poi si vinsero le elezioni, la salvezza del Tribunale di Rossano, ma attualmente pare si sia dimenticato di ciò; anche se la promessa è ancora scritta sul sito internet ufficiale del suo partito, che ricordiamoci governa l’Italia e quindi potrebbe essere facilmente consequenziale alle promesse fatte.
Da notizie di stampa il Sindaco di Rossano, ultimamente, aveva chiesto al Presidente della Regione Oliverio, militante nello stesso partito del Ministro della Giustizia, di confrontarsi insieme alle associazioni forensi e ai comitati civici, per riaprire il dibattito sulla vertenza Tribunale tra territorio e Regione Calabria, ma non si hanno notizie di risposte del governatore, che pur “faceva la voce grossa” in campagna elettorale sulla riviviscenza del nostro palazzo di giustizia raccogliendo tanti consensi sulla costa ionica
Ad onor del vero, devo dire che la fazione politica rossanese allineata all’attuale governo regionale anch’essa latita nonostante adesso potrebbero far leva sul Presidente del Consiglio, sul Ministro alla Giustizia e sul Presidente della Regione Calabria, tutti dello stesso colore politico, ma ancora si nota un nulla di fatto.
Ecco perché crediamo, insieme a molti miei colleghi, che sia giunto il momento, nel rispetto delle altre organizzazioni forensi, di costituire un’associazione di aspiranti Avvocati che quasi ogni giorno subiscono la lancinante e frustrante traversata fino Castrovillari (perché, non nascondiamoci, le comunicazioni su questo lato della Calabria non sono esaltanti) percorrendo la SS 106, c.d. “strada della morte”, con spese non indifferenti, così che oggi più di prima, si possano aprire tavoli di concertazione sull’argomento, indipendentemente dal colore politico, con amministratori locali, ma anche con quelli regionali e, perché no, con il Ministro della Giustizia o chi per lui.
Il tutto col fine d’interrompere questo silenzio assordante (che fa troppo comodo ad alcuni che lasciano i giovani esercenti la professione legale con un futuro in bilico) e tentare di dare le risposte che i cittadini cercano da tempo sul perché, se non era possibile intervenire sul tribunale, sono state fatte promesse dagli attuali amministratori in campagna elettorale, ed ancora, se le possibilità ci sono perché non si vuole intervenire.
Ad oggi si preferisce tacere piuttosto che attuare una delle soluzioni decantate quando avevano bisogno di noi elettori, e la domanda è: a cosa servono i programmi elettorali se poi non si rispettano? Forse soltanto a misurare la credibilità e la fiducia dei politici!
Antonio Scarnati
(comunicato)

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