Minnicelli, il giurista che ha aperto la strada
Tra i volti che hanno reso possibile tutto questo c’è l’avvocato Amerigo Minnicelli, insieme a tanti altri ovviamente.. La sua competenza, la sua capacità di leggere il diritto amministrativo come strumento di cambiamento, furono decisive. Minnicelli comprese prima di altri che la fusione non era un capriccio burocratico, ma un atto fondativo. Un’occasione per mettere insieme energie, economie, destini. Eppure, dopo l’unificazione, la città lo ha dimenticato. Nessun ruolo, nessun riconoscimento, nessun ascolto.
Graziano, il politico che ha saputo aprire le porte
Accanto a lui, Giuseppe Graziano. Uomo di relazioni, di pragmatismo e di spiccata visione istituzionale quando trattò l’argomento. Ha saputo muoversi con determinazione nelle sedi che contano, convincendo un sistema politico spesso sordo alle ragioni delle aree periferiche. Non è facile entrare nei meccanismi oligarchici del potere calabrese quando si arriva da fuori dai grandi centri tra l’altro su un progetto inviso anche ai poteri forti, eppure Graziano ci è riuscito. Anche grazie a una sintonia con l’allora presidente Mario Oliverio, che comprese l’importanza storica del momento. La mancata rielezione di Graziano non cancella il suo contributo. Lo evidenzia, semmai, come simbolo di una politica che fatica a riconoscere chi costruisce ponti invece di scavare fossati.
Il vuoto politico e l’occasione mancata
Il limite più evidente, oggi, non sta nel progetto ma nella sua gestione. Dopo la fusione, sarebbe servito un organismo costituente, una cabina di regia composta dalle menti e dalle sensibilità che avevano concepito il disegno, capace di accompagnare la città nei primi anni di vita unitaria. Invece, ci si è divisi, presentandosi con bandiere diverse, visioni diverse, interessi spesso contrapposti. E qui la responsabilità ricade su tutti, nessuno è esente da colpe| È mancata la maturità politica per riconoscere che quella stagione richiedeva un patto alto, non una contesa elettorale. Il prezzo di quella frammentazione lo si paga ancora oggi: decisioni lente, visioni contrapposte, una cittadinanza che fatica a sentirsi parte di un unico corpo.
Una città in attesa di sé stessa
Corigliano-Rossano ha cambiato volto, ma non ancora sguardo. È cresciuta in numeri, in visibilità, in ruolo, ma non ha ancora costruito una narrazione condivisa. L’idea di “noi” resta fragile, confinata nei discorsi ufficiali. Eppure la città possiede tutto per diventare un polo attrattivo: una posizione strategica, un sistema economico articolato, una storia che intreccia tradizione e modernità. Da qualche tempo, qualcuno parla persino di una candidatura alla presidenza della Regione Calabria. È un segnale: fuori dai confini comunali, la nuova città viene percepita come realtà matura, come interlocutore politico di peso. Ma questa percezione esterna non basta se dentro la comunità continua a mancare la convinzione.
Ritrovare la memoria per andare avanti
Oggi serve un cambio di passo. Serve un gesto di riconciliazione politica e civile con chi ha reso possibile la fusione. Non per nostalgia, ma per giustizia. Perché una comunità che dimentica i suoi fondatori smarrisce la direzione. Minnicelli e Graziano (oltre ai tanti che hanno partecipato e lavorato al percorso di fusione che non nasce come banalmente afferma qualcuno per riaprire il tribunale, anche perché l’idea nacque ancor prima della chiusura del presidio giudiziario) rappresentano, in modi diversi, l’intelligenza e la determinazione di un territorio che seppe osare. Rilegittimarli nel dibattito pubblico significherebbe rimettere al centro l’idea originaria della fusione: costruire insieme, non governare contro. È il momento di ricucire. Di ritrovare quella “costituente morale” che sette anni fa rese possibile l’impossibile. Se la politica continuerà a vivere di divisioni e calcoli, la fusione resterà un titolo sullo statuto comunale.
Ma se si tornerà a crederci, se si recupererà la forza originaria di quel sogno, Corigliano-Rossano potrà davvero diventare la città che immaginava di essere: non la somma di due storie, ma l’inizio di una nuova.
Matteo Lauria – Direttore I&C
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