![]() |
![]() |
![]() |
Un’operazione che non comporterebbe costi per lo Stato, ma che permetterebbe ai territori costieri di avere un peso unitario, evitando inutili rivalità e, soprattutto, offrendo benefici concreti ai cittadini. Uno degli esempi più lampanti è la questione sanitaria. Per avere un ospedale hub servono almeno tra i 300 mila e i 350 mila abitanti. Con la sola provincia della Sibaritide, questo traguardo sarebbe irraggiungibile. Il risultato? Servizi ospedalieri inefficienti e cittadini costretti a migrare verso altre province per ottenere cure adeguate. Eppure, il dibattito resta bloccato su un provincialismo sterile. La provincia di Cosenza, anche con la creazione della Sibaritide, resterebbe comunque la più grande dell’attuale contesto con 450 mila abitanti, mantenendo sempre una posizione dominante rispetto alla neonata provincia della Sibaritide. Il vero cambiamento si avrebbe solo con un’aggregazione più ampia che dia voce a un’area vasta e compatta, senza creare nuove periferie amministrative destinate all’insignificanza. Il punto è che alla gente, oggi, questo tema sembra interessare poco. Salvo poi lamentarsi quando la sanità non funziona, le infrastrutture sono carenti e le opportunità di sviluppo vengono sistematicamente sprecate. Si continua a ragionare con vecchie logiche da campanile, senza comprendere che senza una massa critica demografica e politica adeguata, non si va da nessuna parte. La domanda allora è: vogliamo davvero un futuro diverso per la costa ionica, o preferiamo restare divisi e deboli, con tutti i problemi che questo comporta?
Matteo Lauria – Direttore I&C