Enel di Corigliano-Rossano. Stasi: La rinuncia all’idrogeno significa tradire il territorio

CORIGLIANO-ROSSANO- Per capire quello che sta succedendo in queste settimane, bisogna immaginare un gruppo dirigente Enel, che per mesi ha costruito un percorso condiviso col Comune e con la Regione, concordi nel proporre un progetto di rilancio sostenibile per uno degli ex siti industriali più importanti del mezzogiorno: la centrale Enel di Corigliano-Rossano.

Un percorso costruito con decine di riunioni e che aveva finalmente svoltato con un bando basato su fondi a valere sul PNRR – il grande piano di rilancio e riconversione della nazione che si concentrava proprio sul Sud – grazie al quale per la prima volta, dopo decenni di tentativi, erano stati convogliati sul sito dei fondi pubblici, 14 milioni di euro.

Un percorso complesso, che includeva più tasselli: le demolizioni, il lungomare, l’integrazione urbanistica, i treni ad idrogeno, ma soprattutto l’occupazione. Già perché quello della centrale ad idrogeno non solo era l’unico progetto industriale sostenibile e compatibile con le vocazioni della nostra terra, ma avrebbe garantito anche decine di posti di lavoro. Tecnici, operai, ingegneri, ricercatori.

Immaginate quel gruppo dirigente di Enel che, ad un certo punto, vede tutto questo lavoro buttato dalla finestra perché il nuovo management lo giudica “poco redditizio”. Sapete cosa significa? Che su indirizzo del nuovo governo, Enel cambia, o meglio, smette di cambiare e torna al passato.

Senza battere ciglio, rinuncia a milioni di investimenti su un territorio che ha sfruttato per decenni e che ha fame di quegli investimenti, mandando in fumo le prospettive di lavoro per decine di persone che avrebbero potuto popolare una centrale innovativa e sostenibile. Tutto questo per ciò che definisce la “redditività dell’investimento”, cioè per il proprio tornaconto. La politica aziendale è tornata quella del tempo in cui Enel ha tentato di rifilarci progetti eco-devastanti, con profitti enormi per sé stessa mentre tutti i costi venivano scaricati sulla comunità.

Per una volta la logica avrebbe potuto essere diversa, con un percorso condiviso e con costi e benefici condivisi, con prospettive di sviluppo a lungo termine: questa era l’idea sulla quale le istituzioni ed il vecchio management (che di certo non faceva beneficienza) avevano lavorato insieme, ma evidentemente si tratta di logiche troppo sostenibili e moderne per l’attuale assetto di potere politico-aziendale.

E ora cosa succederà? Dopo aver fatto perdere milioni e posti di lavoro, Enel si rimetterà in attesa come negli ultimi decenni, ed alla prima occasione proverà a rifilarci nuovamente progetti iper-speculativi senza alcuna ricaduta positiva sulla nostra comunità, come ha provato a fare con il campo solare con il quale avrebbe occupato ettari di territorio senza nemmeno un posto di lavoro.

Spero di sbagliarmi, ma se questa è la logica, probabilmente il nuovo management potrà rimangiarsi anche gli altri impegni, e tutto questo ha responsabilità politiche ben precise che resteranno scolpite nella storia della nostra città, soprattutto di chi dovrebbe rappresentare il territorio negli uffici romani e che avrebbe dovuto accamparsi davanti a Palazzo Chigi per impedire che ciò avvenisse (e di certo non sarebbe rimasto solo), ed invece – da tipico rappresentante nostrano disposto a tutto pur di salvaguardare la poltrona – continua a fare l’avvocato del governo sul territorio.

Io non so cosa questi signori abbiano potuto dire ai rappresentanti dei lavoratori e con quale coraggio lo abbiano fatto, così come ormai mi appassiona poco il tentativo imbarazzante di discolparsi, di ho una certezza che affiora chiaramente dagli ultimi decenni di storia politica della nostra città: i politici, come è giusto che sia, possono avere momenti di maggiore o minore gradimento in base al periodo, ma i tradimenti – come su Enel, sul Tribunale, sugli Ospedali – la nostra comunità non li ha mai dimenticati e non li ha mai perdonati.

IL SINDACO FLAVIO STASI

comunicato stampa

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