Il Premio Beschin 2025 omaggia l’arbitro che ha lasciato il segno nel calcio e nella vita

Torna a Corigliano-Rossano l’appuntamento con il Premio Beschin, giunto alla sua quarta edizione, promosso dalla Sezione AIA di Rossano con il patrocinio del Comune di Corigliano-Rossano. L’evento si svolgerà venerdì 13 giugno 2025 alle ore 18, nella suggestiva Sala degli Specchi del Castello Ducale. Un’occasione speciale per ricordare Gianni Beschin, arbitro stimato e figura di riferimento nel mondo associativo arbitrale, ma anche e soprattutto uomo capace di lasciare un’impronta profonda nella vita di chi lo ha conosciuto. Durante la serata verrà premiato l’arbitro internazionale Marco Guida. Alla cerimonia interverranno numerose personalità del panorama arbitrale nazionale: Antonio Zappi, presidente nazionale AIA, Michele Affinito, vicepresidente AIA, Dino Tommasi, componente CAN, Valentina Garofalo, componente Comitato nazionale, Tarcisio Serena, presidente CRA Veneto, Francesco Filomia, presidente CRA Calabria, Gianluca Cavallaro, presidente Sezione AIA Legnago, Francesco Labonia, presidente Sezione AIA Rossano, Flavio Stasi, sindaco di Corigliano-Rossano. Prevista anche la partecipazione del regista Giampiero Garofalo.  Nel cuore della manifestazione c’è però il ricordo umano e familiare di Gianni Beschin.

A tracciarlo, con parole toccanti, è la moglie Carmelina Curia. «Gianni era una persona molto allegra, molto disponibile e soprattutto molto umile» racconta. Una presenza autentica, lontana dai clamori, ma profondamente presente nella vita quotidiana e nel mondo arbitrale. «Sicuramente portava il lavoro anche a casa, anche per confrontarsi e per chiedere anche la mia idea su come vedevo le prestazioni, perché noi siamo pieni giudici nei loro confronti». La memoria è ancora viva: «Questo riconoscimento vuol dire che Gianni se l’è guadagnato nella sua vita terrena con il rispetto, con la sua professionalità e con la sua onestà. Per me è come averlo ancora accanto». Anche oggi, quando viene celebrato pubblicamente, Carmelina affronta quei momenti nello stesso modo: «Con molta umiltà, come lo era lui. Rifaccio esattamente quello che lui faceva in queste occasioni». Beschin, racconta la moglie, cercava di trasmettere ai colleghi più giovani tre valori fondamentali: «Sacrificio, onestà e tanta educazione. Per arrivare a certi livelli ci vuole tanto, tanto sacrificio». Ai giovani arbitri, Gianni avrebbe detto: «Di crederci. Perché si inizia guardando quelli che sono già in Serie A, e se ci credi, anche tu puoi arrivarci. Crederci, allenarsi, correre, fischiare, fare vita associativa».  Il premio che porta il suo nome ha un valore forte per il futuro: «Sicuramente è un modo per far conoscere il lato umano e morale dell’arbitraggio. I giovani che non l’hanno conosciuto possono attingere positività dai racconti di chi ha condiviso il campo con lui». E conclude: «Mi auguro che questo premio continui a fare il meglio per i ragazzi. Gianni deve essere uno stimolo per essere presenti, assidui e pronti a sacrificarsi. Soprattutto nell’arbitraggio».

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