In Calabria più della metà delle nuove costruzioni autorizzate è fuorilegge. A dirlo sono i dati elaborati da Istat e Cresme su base 2022: su 100 case, ben 54,1 risultano abusive. La media italiana si ferma al 15,1%. Solo la Campania fa peggio, con un tasso del 58,8%.
A lanciare l’allarme è la Cgia di Mestre che ha raccolto e diffuso i numeri sul fenomeno dell’abusivismo edilizio in Italia. La situazione più grave si registra nel Sud, dove l’abusivismo continua a diffondersi con percentuali preoccupanti. Calabria, Campania, Basilicata e Sicilia sono in cima alla classifica.
Secondo l’elaborazione, nelle regioni del Mezzogiorno spesso si costruisce in deroga, senza rispettare le norme su piani regolatori e licenze. Le amministrazioni locali faticano a controllare e fermare gli abusi. Il risultato è che oltre il 54% del patrimonio edilizio in Calabria è realizzato senza autorizzazioni corrette.
Gino Mirocle Crisci, già rettore dell’Università della Calabria, intervistato dal giornale, parla di «un territorio devastato da speculazioni e abusivismo che si alimenta anche con norme urbanistiche troppo generose». Crisci denuncia da anni il tema: «Questo è un disastro silenzioso che si trascina da troppo tempo, con effetti evidenti e gravi sul paesaggio e sulla sicurezza».
I dati del Cresme fotografano un’Italia divisa. Al Nord il fenomeno è più contenuto. In Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia si registra il tasso più basso: solo il 3,2% e il 3,5% rispettivamente. Anche l’Emilia-Romagna e la Valle d’Aosta restano sotto il 5%.
Ma è nel Meridione che la situazione esplode: dopo Campania e Calabria, seguono la Sicilia con il 48,4% e la Basilicata con il 44,2%. In Puglia l’abusivismo è al 28,6%, comunque sopra la media. Tutte cifre che mostrano un problema strutturale.
Dietro l’abusivismo si nascondono interessi economici, carenza di controlli, ma anche la difficoltà di accedere a edilizia regolare e accessibile. In molte aree, costruire in modo lecito è troppo costoso o complesso. Così si aggirano le regole, spesso contando su future sanatorie.
Il rapporto sottolinea che il mancato rispetto delle regole urbanistiche non è solo un problema tecnico, ma incide su sicurezza, ambiente, gestione del territorio e qualità della vita. Per la Cgia, «il mancato intervento istituzionale alimenta il circolo vizioso dell’illegalità edilizia».
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