L’intervento. La controversia sull’industrializzazione delle banchine portuali: una questione di competenze e legalità

Si può insediare un’industria all’interno delle banchine di un porto, come vorrebbe fare l’Autorità portuale di Gioia Tauro a Corigliano? Quali regole vanno rispettate? Cosa dice la legge italiana? Il comune di Corigliano Rossano, tramite un suo funzionario, ha scritto al Ministero delle infrastrutture dichiarandosi non in grado di esprimere un suo parere di conformità urbanistica sul progetto di industrializzazione delle banchine del porto, perché manca il Piano regolatore del porto stesso, risalente al 1971.

L’Autorità portuale di Gioia Tauro, che ha il potere di decidere cosa può essere ubicato all’interno del porto, sostiene invece che nel nuovo piano regolatore del porto stesso vuole occupare le banchine a favore di un’industria privata, BAKER HUGHES, che metterebbe dei capannoni industriali per produrre attrezzature metalliche utili alla produzione di gas naturale liquefatto, occupando le 3 banchine principali. Tuttavia, il capo dell’Autorità portuale aveva ipotizzato precedentemente, durante un meeting a Rimini nel giugno 2023, di insediare nel porto di Corigliano una fabbrica che produce pale eoliche.

L’Autorità portuale esercita il potere di programmazione degli investimenti all’interno dell’area del porto e del retroporto, mentre il comune, per legge, fa parte del comitato di gestione del porto stesso e può esprimere i suoi pareri in merito. Tuttavia, riguardo al piano regolatore del porto voluto dal dott. Agostinelli come porto industriale, ha dichiarato di non potersi esprimere, chiedendo chiarimenti al Ministero.

Durante questa discussione, durata alcuni mesi, è intervenuto pubblicamente l’avv. Candiano di Rossano sostenendo che il comune si sta esponendo a una figuraccia perché la legge italiana ha tolto il potere vincolante di conformità urbanistica e paesaggistica al comune e in parte anche alla Regione. Citando la sentenza n. 6/2023 della Corte Costituzionale Italiana, l’avvocato afferma che il comune può dare un parere sulla conformità urbanistica e paesaggistica, ma il suo parere non obbliga l’Autorità portuale a rispettarlo.

I porti di interesse nazionale sono diventati una competenza stretta dell’Autorità portuale che pianifica il loro utilizzo nel quadro di un uso più europeo dei porti stessi. In caso di contrasto di pareri, l’ultima parola spetta alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ossia al governo.

La legislazione portuale italiana è stata modificata con vari decreti e leggi, ma l’Autorità Portuale di Gioia Tauro sembra essere su un binario molto incerto, che configura la trasformazione industriale del porto di Schiavonea come un abuso oltre i poteri che la legge le consente. La sentenza n. 6/2023 della Corte Costituzionale afferma che nelle aree del porto sono consentite solo le funzioni portuali. Le funzioni portuali in Italia comprendono trasporto, scambio, trasbordo, conservazione momentanea di merci, trasbordo di passeggeri in entrata e uscita, industria di cantiere navale e altre attività che supportano queste funzioni. In nessun caso è prevista la realizzazione di stabilimenti di produzione industriale sopra le banchine del porto.

Infatti, in tutti i porti italiani, compresi quelli industriali, le industrie hanno i cosiddetti terminal, dove arrivano petrolio e altre materie prime, oppure aree dove sono presenti i container che trasportano le merci importate o esportate. Nessuno stabilimento di produzione industriale in Italia occupa le banchine di un porto. Il porto serve quindi a consentire alle navi di trasportare merci e passeggeri, e in nessun caso può ospitare capannoni di produzione industriale. Al massimo, l’industria può insediarsi nella zona di sua competenza, che è la zona industriale.

Su questo punto, ritengo che l’amministrazione comunale di Rossano possa esercitare a buon diritto il suo parere negli strumenti di governo del porto di Corigliano.

Prof. Fabio Menin

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